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Vietato fumare? Destra o sinistra, basta con chi vuole condurre le nostre vite – Roberto Ezio Pozzo

All’epoca bella dei treni passeggeri, nelle carrozze passeggeri, oltre alla targhetta che imponeva il divieto di sporgersi dal finestrino, vi era quella del divieto di fumare (tranne che negli scompartimenti fumatori, ove nessuno rompeva i coglioni a noi schiavi delle multinazionali del tabacco). Lo si sapeva: chi voleva fumare, o trovava posto in uno scompartimento fumatori o si asteneva dal fumare durante il viaggio e tutto finiva lì, senza tante menate.

Lo stesso sugli aerei, nel cui cockpit esistono tutt’oggi due levette, azionate dal pilota, che illuminano indicazioni visive per vietare ai passeggeri di fumare o per imporgli di allacciare le cinture di sicurezza (nelle fasi più critiche del volo). Da molti anni, tranne che sulle piccole compagnie di bandiera terzomondiste, sugli aerei non si fuma del tutto, così come sui treni.

Dopotutto, se un individuo decide di avvalersi di un vettore di trasporto, accetta implicitamente (e così conferma la costante ed univoca giurisprudenza di Cassazione) le condizioni del trasporto stabilite dalla compagnia. Tutto normale.

Questione di principio

Ma che adesso si voglia proibire a tutti noi di fumarci una sigaretta mentre si è all’aperto, ed avendo cura di non disturbare i vicini col nostro fumo, è francamente troppo.

Non voglio nemmeno sfiorare il tema dei danni da fumo, non ne avrei la necessaria competenza scientifica, come non sto dicendo che il fumo non faccia male, ma ne faccio una questione macroscopica di libertà individuale, l’ennesima che rischiamo di vederci togliere a breve per un’assurda disposizione di legge. Facciamo una sintesi, mi perdonerete se non sarà esaustiva.

Polizia del pensiero

Ci si vieta di esprimere il nostro pensiero (pur tutelato dall’art. 21 della Costituzione, che, lo ricordo a qualche anima bella, parla del pensiero manifestato “con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. La Costituzione non dice “con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione che non sia stato (recentemente) vietato”.

Assistiamo oggidì ad un crescente numero delle parole (peraltro, in uso da millenni senza aver creato problema alcuno) che ci è vietato pronunciare o scrivere. Già questa compressione del sacrosanto diritto di esprimerci come diavolo ci pare, a patto di non recare offesa specifica ad alcuno, ossia nei casi ove la legge preveda specifici reati come l’ingiuria, la diffamazione, l’oltraggio, è completamente inaccettabile, tanto sotto il profilo giuridico che sotto quello sociale.

Ciò che questa odiosa polizia del pensiero vuole introdurre, e di fatto ha già introdotto, è una censura preventiva, del tutto sconnessa dal voto, che chi governa impone ai propri cittadini, decidendo per loro ciò che si può dire e quello che non si può dire e quali sinonimi siano tollerati in sostituzione delle parole vietate. Signori, vi rendete conto? Nel 2023 parliamo di “parole vietate”.

“Liberali” per lo Stato dirigista

I più attivi sostenitori delle parole vietate si definiscono, quasi tutti, “liberali”, ma si riconoscono in quanto più assomiglia, nel nostro panorama politico, al defunto Partito Comunista. A parte il fatto che, di solito, chi si definisce liberale riesce a starmi sui coglioni da subito, non sarebbe il caso di smetterla con questa manfrina del “pensiero liberale” manifestato dai più accesi sostenitori dello Stato dirigista, impiccione e onnipresente?

Ma smettiamola con le sciocchezze, una volta per tutte! I liberali furono ben altra cosa e ben altra gente rispetto a questi ometti che ogni mese c’impongono qualche nuovo divieto “per il nostro bene”. Pensino, semmai, soltanto a quello degli infanti e degli animali. A volerla dire tutta, anche per bambini e simpatici animaletti ci sarebbe già chi, anche per legge, deve occuparsene, prima che ci pensi lo Stato.

Noi adulti, al nostro bene, siamo perfettamente in grado di pensarci da soli, e ci mancherebbe che fosse lo Stato ad imporcelo. È soltanto una elementare questione di libertà e di rispetto nei nostri confronti.

Fino all’anno Duemila, eravamo forse bestie irresponsabili, perché non eravamo oberati da tanti divieti, tanto salutismo fasullo, tanto politically correct? Ma insomma, ce lo dicano chiaramente se davvero pensano che, prima delle loro premurose imposizioni, si viveva nelle caverne.

E il bello, se possiamo definirlo così, è che la quasi totalità di questi potenti poveracci (non m’importa di quale parte politica siano e dei politici di ambo le parti me ne fa un baffo) fa riferimento ideologico a dei mentori politici, dei personaggi illustri, dei pensatori, tutti accomunati da un comune denominatore: se chicchessia avesse provato ad imporre a loro ciò che i loro seguaci stanno imponendo a noi, gli avrebbero sputato in faccia. Liberali… ma mi facciano il piacere (come avrebbe detto Totò). Aprano un libro (e non Wikipedia) e si studino chi erano i liberali e come la pensavano.

Il coro degli espertoni

Pensano così tanto alla nostra salute e al nostro benessere da non avere avuto la minima esitazione a sperimentare sulla nostra pelle, dopo averci obbligato ad una dozzina di misure contrastanti come rimedi sicuri alla diffusione ed alla cura del Covid-19 senza dirci l’unica verità accettabile.

Proclami a parte, e senza le troppe interviste esplosive dei vari espertoni, l’unica cosa accettabile e corretta che potevano dirci era: “Cari italiani, stiamo brancolando nel buio, abbiamo un sistema sanitario nazionale che fa acqua da tutte le parti, e stiamo procedendo per tentativi, sperando di azzeccarla giusta”. Quello, solo quello meritava rispetto e sono stati pochissimi a dirlo, puntualmente sputtanati dal coro dei suddetti espertoni, ben più d’uno dei quali, a pandemia (forse) finita, si è subito “buttato” in politica.

E gli antiproibizionisti?

Ora ci vogliono impedire di fumare (sigarette, sigari, pipa, e-cig, narghilè e financo il calumet della pace: tutto fa brodo). Ovviamente, di togliere le accise sui tabacchi e di abolire davvero (e non per finta come si è fatto finora) il Monopolio di Stato non se ne parla nemmeno. Liberali sì, ma pur sempre voraci esattori.

E gli antiproibizionisti che faranno? Sosterranno le droghe leggere solo se assumibili con metodi diversi dal fumo? Che circo…

Ci chiuderemo in casa, per poter farci pienamente quei cavoli nostri che nessuna norma potrà mai impedirci di fare. Fumeremo nel giardino di casa recintato, alla regolamentanda distanza dalla pubblica via.

Non abbiamo uno straccio di giardino, poveri pezzentoni? Fumeremo sul balcone (fatto salvo l’eventuale divieto di fumo oltre la volumetria esterna del caseggiato). Ci vieteranno anche quello? Prenderemo la barca ed andremo oltre le fatidiche 12 miglia. Basta non darla loro vinta.

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