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Trieste, il caso Resinovich resta irrisolto

Il marito di Liliana Resinovich, la 63enne triestina trovata morta il 5 gennaio 2022 in un’area boschiva abbandonata dell’ex ospedale psichiatrico della città giuliana, presenterà opposizione alla richiesta della Procura di archiviare l’inchiesta. A renderlo noto sono gli avvocati dell’uomo Alice e Paolo Bevilacqua. Dopo oltre un anno di indagini, lo scorso 21 febbraio, la Procura era arrivata alla conclusione che l’unica ipotesi possibile fosse quella del suicidio. Ma i legali di Sebastiano Visintin, il marito della vittima, chiederanno al gip di far proseguire le indagini portando – si legge in una nota – “anche il loro contributo per una rivisitazione e un approfondimento delle indagini tecnico scientifiche (in particolare dell’esame autoptico) che, in ossequio all’obiettivo della scienza forense, sono tese alla ricerca della verità fattuale che, coniugata con l’analisi investigativa di tutti gli elementi di prova, possa risolvere ogni dubbio che l’esito del procedimento, fin qui, lascia aperto”. Si tratta di una decisione – spiegano i legali -, “alla luce delle risultanze emerse dall’attività investigativa della Procura”. Per i Bevilacqua infatti “resta tuttora irrisolto il come e il quando sia avvenuto il decesso di Liliana Resinovich, nella duplice, ancorché antitetica, direzione del suicidio, – finanche nelle forme istigate – ovvero, della morte per mano altrui”.

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