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Sechi, stipendio record (nel super staff)

Il neo capo ufficio stampa guadagna 180 mila euro l’anno: mai così alto. Per averlo a Palazzo hanno dovuto fargli ponti d’oro, anche se è sempre troppo poco: Mario Sechi da capo ufficio stampa del presidente del consiglio […]

(DI ILARIA PROIETTI – Il Fatto Quotidiano) – Per averlo a Palazzo hanno dovuto fargli ponti d’oro, anche se è sempre troppo poco: Mario Sechi da capo ufficio stampa del presidente del consiglio Giorgia Meloni guadagnerà, di riffa e di raffa, 180 mila euro all’anno. Una cifra che infrange ogni record rispetto a quella accordata ai suoi predecessori che pure non scherzavano a stipendi, ma mai come quello che da marzo spetta all’ex direttore dell’Agi e si capisce. Sechi vale tanto oro quanto pesa e non c’è prezzo giusto che tenga, almeno a sentir lui che accomiatandosi dalla direzione dell’agenzia di stampa dell’Eni, si è autocelebrato con un discorso ormai entrato negli annali della modestia: quarantacinque minuti di “io” finiti registrati parola per parola da qualche suo redattore deciso a sbertucciarlo a dovere: “Prima di venire qua ero molto felice, guadagnavo benissimo, facevo una vita migliore di questa, non mi svegliavo alle 5 e non andavo a letto all’una inoltrata. Ne esco che sto un po’ peggio di salute”. Morire, dormire, sognare forse. Restare dunque? No, andare a Palazzo Chigi e non ci sono dubbi amletici. Né vil denaro che tenga: “Per me è un sacrificio economico enorme. Ma ho intenzione di restituire qualcosa a questo Paese”. Eroico. Anzi patriota, anche se non proprio gratis et amore dei.

Fatto sta che il costo complessivo della comunicazione della premier schizza a quota 735 mila euro con la decisione di strappare all’ Eni Sechi. Ché il costo del suo arruolamento si è aggiunto ai 160 mila euro di Giovanna Ianniello, storica portavoce di Meloni ora nell’ufficio della presidente del Consiglio con l’incarico di coordinarne gli eventi di comunicazione. E poi c’è l’ufficio stampa in senso proprio dove Sechi ha già trovato al lavoro il vice capo ossia Fabrizio Alfano (120 mila euro), l’esperto senior di sito internet, web e social media Tommaso Longobardi (80 mila), l’esperto non senior Alberto Danese (20 mila), Carmelo Dragotta (75 mila), Stefania Gallo (50 mila), mentre in prestito rispettivamente dal Cnr e da Cassa Depositi e prestiti, erano già arruolati Marco Ferrazzoli (25 mila) e Gabriella Oppedisano (25 mila). Per dire dei precedenti governi, l’ufficio stampa e del portavoce del premier Mario Draghi affidato a Paola Ansuini (a lei la Presidenza del Consiglio ha riconosciuto a titolo di indennità 55 mila euro che si sommava al trattamento erogato da Banca d’Italia) presentava un conto annuo di 649 mila euro. Quello di Giuseppe Conte un totale di 662mila. Subito dietro in classifica il governo Letta: 7 persone per 629mila euro totali, a seguire quello Gentiloni con 525mila euro per 7 dipendenti. Diverso il calcolo per Matteo Renzi passato dai 4 collaboratori degli inizi per 335mila euro ai 605mila di fine mandato con 7 persone. Nel chi è chi dei più pagati di sempre, con annesse polemiche lo spin doctor dell’ex Rottamatore, Filippo Sensi (oggi senatore del Pd) che guadagnava 169 mila euro. Più o meno la stessa cifra di Rocco Casalino che (come in precedenza Sensi) era non solo capo ufficio stampa ma pure portavoce del premier Giuseppe Conte. In epoca più recente il campione di Mario Draghi, è stato Ferdinando Giugliano con la signora cifretta di 170 mila euro. Giusto 10 mila euro in meno di Sechi che arriva, sommando trattamento base, indennità di collaborazione e emolumenti accessori, a 180 mila tondi. Sarà per effetto dell’inflazione che galoppa pure a Palazzo.

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