La sfida alla Camera
Fabio Calcagni — 15 Marzo 2023
Il primo giorno di scontro, anche se “asimmetrico”, tra le due nuove protagoniste della politica italiana: la premier Giorgia Meloni da un lato, seduta tra i banchi del governo dentro l’Aula di Montecitorio, lo scranno da deputata e neo segretaria del Partito Democratico invece per Elly Schlein.
L’occasione è stata il question time convocato per il pomeriggio, con al centro i tempi più disparati: dalla ratifica del Mes alla crisi climatica, dalla tragedia dei migranti di Cutro al divieto di auto a benzina e diesel a partire dal 2035, recentemente cassato in Europa.
La linea dura di Meloni
La premier non cambia la sua linea dura, i toni da opposizioni anche se ormai da settembre la poltrona di Palazzo Chigi. Così nel rispondere all’interrogazione del neo segretario di +Europa Riccardo Magi sulla strage di Cutro, Meloni parla di una opposizione che “per fini politici si finisce per mettere in discussione l’onore e l’operato di chi ogni giorno rischia la propria vita per salvarne altre e si finisce per calunniare l’Italia intera, offrendo strumenti a chi vuole caricare tutto il peso su di noi invece che assumersi le proprie responsabilità”.
Quindi ripete per l’ennesima volta la formula di rito con cui ha assolto il suo esecutivo, ribadendo che “la nostra coscienza è a posto, spero che chi attacca il governo ma non dice una parola sulle responsabilità degli scafisti possa dire lo stesso”.
Quindi rispondendo ad una seconda interrogazione, presentata da Maurizio Lupi e rivolta a conoscere le iniziativa del governo a livello europeo sul tema dell’immigrazione, Meloni ripete che l’esecutivo “non intende piegarsi alle molte e potenti pressioni di chi vorrebbe imporre la visione ideologica di un mondo privo di confini nazionali in nome di un indefinito diritto a migrare”.
Infine il Mes, tema che vede lo scontro con Luigi Marattin del Terzo Polo. L’economista di Italia Viva chiede alla premier se l’Italia intende ratificare il Meccanismo europeo di stabilità, unico Paese in Europa a non averlo ancora fatto.
Ho chiesto alla Presidente Meloni quando ratificheremo la riforma del Mes, visto che su 20 paesi manchiamo solo noi.
La sua risposta la potete giudicare da soli, così come la mia controreplica. pic.twitter.com/YcM5Zh3OGa— Luigi Marattin (@marattin) March 15, 2023
Eppure da Meloni la linea resta la stessa, di chiusura totale: “Finché ci sarà un governo guidato da me l’Italia non potrà mai accedere al Mes. E temo che non potranno accedere neanche gli altri”. Alle parole della presidente del Consiglio ha risposto ancora Marattin, sottolineando la confusione della premier tra Mes e Mes sanitario: “Voi demonizzate le condizionalità e lei, presidente, dice ‘prima tutto il resto poi il Mes’, ma non si fa così. La verità è che avete ridotto la politica a un reality show in cui tutto è piegato allo slogan che vi piace di più’‘.
Lo scontro con Schlein
Il momento più atteso era l’intervento della segreteria Dem Schlein, il primo confronto con Meloni. Alla premier, che ha chiamato nel suo discorso “signora presidente”, ha ribadito la necessità di introdurre il salario minimo e ricordato come l’esecutivo non stia facendo nulla per contrastare precarietà e lavoro povero.
“Andate in direzione opposta e sbagliata. Sono i Rave, i condoni, la guerre alle Ong e da ieri colpite i diritti delle famiglie omogenitoriali. Sulle politiche sociali solo tre parole: incapacità, approssimazione e insensibilità”, è stato l’atto di accusa al governo di Schlein, che risponde così al ‘niet’ della premier proprio al salario minimo.
Meloni assicura che il suo approccio è “pragmatico e non ideologico” ma per il governo il salario minimo legale non è la soluzione in quanto “si rischia di creare condizioni peggiori”.
Non solo. Ribadendo la strategia di un ‘governo di opposizione’ teso ad attaccare i suoi predecessori, Meloni con ironia sottolinea che “vi fa onore”, rivolgendosi ai Dem, “ammettere che negli scorsi i salari sono diminuiti”, spingendo la Schlein a punzecchiare la premier e ricordarle che “lei ora è al governo, ci sono io all’opposizione”.
Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.
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