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Obesità e grassofobia: la drammatica storia che racconta il film The Whale

Le immagini hanno già fatto il giro dei media: un Brendan Fraser visibilmente ingrassato, anzi decisamente obeso, seduto su un divano con sguardo perso e attonito. L’attore canadese, già protagonista di film blockbuster come la saga de La mummia, era sparito dalle scene per un po’, per poi tornare l’anno scorso con un’interpretazione a dir poco magistrale: quella appunto di Charlie, un professore di inglese di quasi 300 kg, che convive con il dramma dell’obesità e che ha deciso di mangiare fino a morire, portando il peso fisico e psicologico della sua malattia. Una storia di declino e solitudine legata ai chili di troppo, raccontata nel film The Whale (traduzione La balena) di Darren Aronofsky, in odore di Oscar per il Miglior attore protagonista, un personaggio che ha visto Fraser indossare numerose protesi per raggiungere quei chili che nella realtà non gli appartengono. 

Oggi si parla di grassofobia, o anche di «fatphobia», come la chiamano gli americani, già scandalizzati dalle immagini e dal messaggio della pellicola firmata dal regista de Il cigno nero, abituato a provocare attraverso i suoi film. Un argomento più che mai di attualità, soprattutto il 4 marzo, nella giornata che la World Obesity Federation ha voluto dedicare alla prevenzione del sovrappeso e dell’obesità e alla sensibilizzazione sull’argomento e sulla malattia che, come dichiara il regista del film Aronofsky, «mostra al pubblico un ritratto di una umanità raramente e negativamente rappresentata dai media e soprattutto, dai social media». 

Un tema molto importante, considerato che oggi i social media sono il «luogo» in cui le persone passano la maggior parte del tempo. L’interpretazione di Brendan Fraser fa ben capire come lui abbia fatto suo ciò che sta dietro ai problemi di peso, partendo dalle motivazioni che portano qualcuno a non essere più padrone del proprio corpo.

Obesità sui social: il punto di vista degli Italiani

Ma come percepiscono gli italiani la rappresentazione dell’obesità nei social media? La società americana Allurion, leader nel settore perdita di peso, ha promosso un sondaggio sul tema, prendendo in esame un campione di 1000 interviste, condotte online su panel proprietario YouGov, rappresentative per genere, età e distribuzione geografica della popolazione maggiorenne (italiana o degli altri paesi citati). Ecco i risultati che riguardano l’Italia, partendo da un quadro generale sulla situazione dell’epidemia di obesità, analizzando i dati divulgati dall’OMS. 

Obesità: è epidemia 

Il 59% degli adulti europei e quasi 1 bambino su 3 (29% dei maschi e 27% delle femmine) è in sovrappeso o è affetto dall’obesità, ormai considerata una vera e propria malattia (le stime pubblicate sono calcolate utilizzando le curve OMS): questi sono i dati divulgati con il Rapporto 2022 sull’obesità, stilato dall’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Sovrappeso e obesità sono infatti tra le principali cause di morte e disabilità nella Regione europea dell’OMS e stime recenti suggeriscono che causano più di 1,2 milioni di decessi all’anno, corrispondenti a oltre il 13% della mortalità totale nella Regione. 

L’Europa è la Regione a più alto tasso di obesità, fatta eccezione per le Americhe. E la situazione non pare migliorare, anzi: il report denuncia che nessuno dei 53 Stati membri della Regione europea sia sulla buona strada per perseguire l’obiettivo dell’OMS sulle malattie non trasmissibili e fermare l’aumento dell’obesità entro il 2025. 

Per gli italiani TikTok è il social che rappresenta peggio l’obesità 

Partendo dai dati raccolti con il sondaggio diffuso da Allurion, per gli italiani è Instagram il social più rilevante nel divulgare informazioni su come affrontare obesità e sovrappeso (66%), seguito da Facebook (61%) e quindi solo per i più giovani da TikTok (56%). Più di un terzo degli italiani (35%) ritiene che almeno uno tra i tre social abbia un ruolo molto rilevante in questa divulgazione.

Inoltre, ritengono che durante la pandemia nei social media sia cresciuta l’attenzione per le tematiche legate all’obesità, in particolare su Instagram, seguito da TikTok.

E a proposito di quest’ultimo social, amatissimo dai più giovani, è stato messo sul banco degli imputati per la rappresentazione negativa che fa dell’obesità: premettendo che il 49% degli italiani ritiene che media e social media poco rappresentino persone sovrappeso e obese, spesso in modo negativo o addirittura comico, proprio a tal proposito TikTok è percepito dal 51% degli italiani come il social che peggio rappresenta questa fascia di popolazione. Solo il 19% degli intervistati ritiene invece che abbia un ruolo importante di sensibilizzazione e divulgazione.

Obesità e social media: cosa fare per combattere la grassofobia

Oggi sono le persone che soffrono di obesità o in sovrappeso a chiedere un aiuto importante ai social media, responsabili di una negativa percezione della malattia: prima di tutto sono richieste attività di divulgazione da account istituzionali, soprattutto su Facebook (48% degli italiani), mentre su Instagram il 37% degli intervistati si aspetta campagne di sensibilizzazione da parte di influencer. 

Il pensiero generale (complessivamente il 40%, a prescindere dal social network) crede che semplicemente dare maggiore visibilità nei social a persone obese o sovrappeso può aiutare a combattere questo stigma. 

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