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Morto Enzo Carra, ex deputato esposto alla gogna di Tangentopoli: la foto in manette per le telecamere – Il Riformista

“I bilanci, sa, si fanno alla fine”

Riccardo Annibali — 2 Febbraio 2023

Morto Enzo Carra, ex deputato esposto alla gogna di Tangentopoli: la foto in manette per le telecamere

Ha raccontato la politica come giornalista per quasi vent’anni, poi fu portavoce della Dc – tra l’89 e il ’91 – e parlamentare con la Margherita e quindi con il Pd. Era ricoverato da una settimana nel reparto di terapia intensiva del policlinico Gemelli di Roma a causa di una crisi respiratoria, avrebbe compiuto 80 anni ad agosto.

Il suo nome ha segnato un episodio chiave della stagione di Tangentopoli, quando furono usati gli ‘schiavettoni’ ai polsi a favore di fotografi e cameramen, simbolo dei danni che può procurare il perverso circuito mediatico-giudiziario, per condurlo nell’aula di tribunale di Milano, dopo l’incriminazione e l’arresto per false informazioni al pm Di Pietro, nell’ambito dell’inchiesta Enimont. Episodio che scatenò una polemica molto accesa.

Nato a Roma l’8 agosto del 1943, già a 22 anni inizia a scrivere occupandosi di critica cinematografica, fondando anche un giornale dal titolo ‘Il Dramma’. Poi nel ’70 l’approdo a ‘Il Tempo’, dove rimane fino al 1987, firma di punta delle pagine politiche e raccontando la politica come giornalista per quasi vent’anni, prima di diventarne un protagonista.

Durante la guida della Dc di Arnaldo Forlani nel 1989, diventa il portavoce del partito, poi coinvolto, suo malgrado, nell’inchiesta relativa alla maxi tangente Enimont, accusato di falsa testimonianza. Una vicenda che, soprattutto per le modalità che portano al suo arresto nell’inverno del 1993, segna la sua vita e quella della sua famiglia.

Enzo Carra racconterà di quegli anni poi in un’intervista: “Mio figlio veniva villaneggiato a scuola e fece molta fatica a riprendersi. Io mi rimisi in carreggiata grazie a un amico psichiatra. Volevo andare via, mia moglie insisteva perché rimanessimo in Italia, ricominciai a lavorare solo due anni dopo grazie a Minoli”.

Nel 1995 venne condannato definitivamente e poi riabilitato nel 2004 quando torna all’attività giornalistica come autore per la Rai di numerose inchieste televisive, tra cui un reportage a Cuba immediatamente dopo la visita di Papa Giovanni Paolo II, un’intervista a Gheddafi durante l’embargo alla Libia e quella che sarà l’ultima intervista a Madre Teresa di Calcutta.

Torna in politica e nel 2001 e viene eletto alla Camera con la Margherita quando sarà relatore di minoranza della legge Gasparri in materia di telecomunicazioni, confermato sia nel 2006 che nel 2008 dopo la fusione tra Ds e Margherita nel Pd che lascerà nel 2010 per approdare nell’Unione di centro. Prima di abbandonare definitivamente l’attività politica riuscirà a vedere approvata la legge sull’equo compenso per i giornalisti precari di cui era relatore.

Nel suo libro ‘Il caso Citaristi’ (il tesoriere della Dc), scrive: “Mani pulite fu in ultima analisi un piccolo squarcio nei nostri vizi pubblici e privati; poteva essere una grande occasione per metterli sotto accusa questi vizi, insieme ai corrotti e ai corruttori. È stata una grande occasione mancata per cambiare le regole e i comportamenti nella nostra società. Si è fatta da qualche parte una serena autocritica? Con un’eccezionale prova dell’italianissima arte di arrangiarsi il cammino è ripreso come prima, o quasi”.

Dalla politica arrivano le parole di cordoglio, il senatore dem Dario Franceschini lo ricorda così: “Un uomo buono, colto, intelligente. Un pezzo di storia della Democrazia cristiana e un testimone di cosa deve essere la politica. Per me e per molti di noi un amico vero che ci mancherà”. Così come il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa: “Oggi ci lascia un autentico gentiluomo. Enzo lo era nella vita privata e in quella politica. Persona riservata, non amante del clamore, ha patito con profonda sofferenza la gogna mediatica frutto della furia giustizialista. E l’ha vissuta con profonda dignità e con il rispetto delle Istituzioni. Abbiamo avuto l’orgoglio di averlo avuto tra i nostri parlamentari in cui si è distinto per la sua capacità di essere un punto di riferimento, anche per i giovani parlamentari, per le sue doti umane e per la sua abilità di sintesi. A nome della comunità dell’Udc esprimo le più sentite condoglianze alla sua famiglia. Ciao Enzo!”.

Al Riformista l’ultima sua intervista poco meno di un anno fa, ricorda l’infame gogna: “Non ho né il potere del perdono, né la voglia di vendetta. Ciascuno di loro, del pool, ha dovuto rivedere le sue posizioni. Io no, non ho mai avuto niente di cui pentirmi. I bilanci, sa, si fanno alla fine”.

Riccardo Annibali

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