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Migranti, tensioni e incidenti all’ufficio immigrazione di Milano: «Una situazione indegna»

Aspettano di poter depositare i documenti per il permesso di soggiorno o di richiesta di asilo politico, ma la calca continua a causare tensioni e incidenti. Davanti all’Ufficio immigrazione della Questura di via Cagni, zona Bicocca, a Milano, i migranti, per non perdere il posto, si radunano in bivacchi che si formano all’esterno dell’edificio, con donne e bambini al freddo.

L’altra notte, alcune persone (fra le circa 500 in coda) hanno cercato di sfondare il cordone della polizia per tentare di guadagnarsi un posto, ma sono state respinte dagli agenti in tenuta antisommossa. Nella calca, però, molti stranieri sono stati travolti, e quattro migranti di 26, 28, 40 e 44 anni sono rimasti feriti in modo non grave, e due sono stati trasportati al Niguarda, per una ferita alla testa e per un trauma da caduta. Inoltre, un giovane richiedente asilo, stremato dopo la ressa con la polizia, è crollato al suolo in uno stato di semi-incoscienza. Solo quando è stato portato fuori dalla folla, ha riaperto gli occhi e si è ripreso.

Proprio per evitare gli incidenti, da lunedì erano state cambiate le regole per l’accesso alla struttura e sono stati organizzati diversamente gli spazi: l’ufficio, adesso, apre una volta ogni due settimane, e non più la domenica, ma il lunedì sera per espletare le pratiche il martedì mattina. Quindi, se prima gli accessi disponibili erano 130 la settimana, ora sono 260 ogni quindici giorni: il numero è sempre lo stesso, ma distribuito su due settimane per «decomprimere la pressione su via Cagni». Purtroppo, però, nemmeno il riassetto delle modalità di accesso è bastato per contenere i disordini.

Una situazione che è stata definita «inaccettabile» e «indegna di una città come Milano» sia dalla politica, sia dai sindacati di polizia. «Il sistema è assurdo: la protezione umanitaria non può essere affidata a una sorta di lotteria», spiegano i volontari che assistono i migranti, «dove si entra a caso, spingendo».

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