“Sulle stesse colline esistono chiese, monasteri e conventi poco utilizzati o addirittura abbandonati, che potrebbero ospitare nuove comunità religiose senza creare consumo di suolo… Perché cementificare, con il rischio, sempre più attuale, di frane, smottamenti e alluvioni?”. Le associazioni ambientaliste Argonauta, Italia Nostra, Lupus in Fabula e Pro Natura hanno scritto a Papa Francesco. Per farlo partecipe di quanto sta accadendo sotto il monte Giove, una delle alture affacciate sul centro urbano di Fano, nel Pesarese. Dove i 13 padri trappisti di Frattocchie, frazione di Marino (a venti chilometri da Roma) hanno deciso di trasferirsi in cerca di solitudine e raccoglimento. Ma anche di un edificio non più sovradimensionato che li ospitasse, come spiegano sul loro sito. E il posto ideale l’hanno trovato proprio a Fano: una spianata in località Prelato con un casale e, nelle vicinanze, due piccole strutture. Tutto in rovina. Intorno un terreno di 24 ettari a coltivazione biologica, già affidato alla cooperativa “Montebello”.
Nessuno si oppone alla ristrutturazione dei volumi esistenti che i monaci hanno intenzione di realizzare. Il problema nasce per quelli nuovi: un’unica costruzione, a corte, che comprenderebbe il monastero e la chiesa. Previsti due piani oltre a quello interrato, per un’altezza di 6,5 metri. L’estensione del piano terra sarebbe pari a 1.236,54 metri quadri, ai quali vanno aggiunti i 268,18 della chiesa per un ingombro complessivo di 9.473,85 metri cubi. Non troppo distante anche un cimitero privato. Per procedere, i trappisti hanno inoltrato richiesta al Comune di Fano ad agosto 2014, ricevendo il mese successivo una sorta di beneplacito: un atto di indirizzo relativo alla ridefinizione urbanistica della zona interessata. Già, perché secondo le previsioni del piano regolatore quell’area è agricola e di particolare valore paesaggistico. “uell’atto non ha avuto seguito, anche se a settembre 2018 l’assessore all’Urbanistica, Marco Paolini, sosteneva che “Una struttura quadrata con lato di 40-45 metri, per una superficie utile lorda di circa 1.300 mq, realizzata peraltro non in un sito eminente come nel caso dell’attuale eremo di Monte Giove, non ci sembra un intervento invasivo, men che meno una colata di cemento”.
Finchè, a gennaio, ecco un nuovo atto di indirizzo: la giunta autorizza gli uffici comunali a predisporre la variante al piano regolatore. “La comunità ha presentato il progetto e, dopo tanto tempo, abbiamo ritenuto giusto dare loro una risposta“, ha spiegato al Resto del Carlino il nuovo assessore Cristian Fanesi. Insomma, ancora nulla di deciso. Anche perché sulla questione – che riguarda aspetti sia di tutela paesaggistica che di tutela archeologica – si è in attesa dei pareri della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ancona e Pesaro e Urbino. Che lo scorso luglio ha terminato le trincee e i sondaggi preventivi nell’area interessata. I reiterati tentativi del fattoquotidiano.it di avere informazioni sui risultati sono rimasti senza risposta. Ma della rilevanza archeologica dell’area non può dubitarsi, come testimoniano la tomba del V° secolo avanti Cristo con vasi attici scoperta alla fine dell’Ottocento nel podere Il Gallo e i resti di abitato dell’Età del Ferro immediatamente al di fuori del recinto dell’eremo, sulla sommità di Monte Giove.
“Abbiamo fatto molto, ma molto rimane da fare tra autorizzazioni e gare d’appalto. Speriamo che ogni cosa si concluda presto. Per noi è importante ritrovare tranquillità, vivere in solitudine e in pace”, dice a ilfattoquotidiano.it padre Loris Tomassini, abate della comunità di Frattocchie. “Per questo abbiamo scelto quest’area, dopo tante ricerche in tutta Italia, verificando che non esistessero vincoli della Soprintendenza”. Ma intanto le associazioni ambientaliste, che già a settembre 2018 avevano scritto al Papa, non si danno per vinte. “Ci rimane difficile capire l’utilità di questa nuova struttura quando nella nostra Provincia, esistono costruzioni ecclesiastiche vuote che potrebbero essere riutilizzate”, hanno scritto. Per loro il monastero è uno scempio da impedire a tutti i costi.
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