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L’ex picchiatore fascista in affari con Fratelli d’Italia è «uomo di fiducia del partito»

Martin Avaro è una persona di fiducia di Fratelli d’Italia, nonostante il passato da picchiatore fascista, come rivelato da Domani.

Da teorico degli scontri e cantante dell’inno «ho il cuore nero e me ne frego» ai tempi in cui era capo romano dei neofascisti di Forza Nuova, Avaro oggi è un imprenditore. E si trovava all’hotel Parco dei Principi la notte in cui Giorgia Meloni ha festeggiato il trionfo elettorale a Roma. Non era di passaggio, non è un fan come altri. Ha un ruolo. Avaro organizza, tramite due società, gli eventi più importanti e simbolici di Fratelli d’Italia: da Atreju, la rassegna annuale di Fdi, al decennale del partito andato in scena nella capitale lo scorso dicembre.

Persino Arianna Meloni, sorella della presidente del Consiglio e compagna del ministro Francesco Lollobrigida, lo ha salutato con un cuore sui social a commento di una foto pubblicata dalla compagna di Avaro. L’ex federale neofascista sembra essere di casa nel partito di Meloni, con la presidente del consiglio che in questi mesi ha tentato timidamente di allontanare le ombre di nostalgie del passato.

Avaro Eventi

Le due società di riferimento di Avaro sono la Italica Solution, di cui è socio, e la Lvl Pro Event con la quale collabora. «Auguri socio», scriveva sui social Giandomenico Vignola, titolare effettivo della Lvl nel giorno del compleanno dell’ex di Forza Nuova, un tempo orgogliosamente fascista e anche spesso sulle barricate a scontrarsi con forze dell’ordine e collettivi di sinistra.

Avaro, nel partito romano e non solo, è un soggetto di fiducia, riconosciuto e apprezzato, che si occupa anche degli eventi in vista delle prossime elezioni regionali nel Lazio.

«In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta», scrive Giancarlo Righini, consigliere regionale uscente, lo scorso 7 dicembre, dopo un evento di presentazione della sua candidatura alle prossime elezioni. Nei ringraziamenti Avaro ha un posto d’onore: «Ai tanti parlamentari intervenuti rappresentati da Chiara Colosimo e Marco Silvestroni, al vice ministro degli esteri Edmondo Cirielli, al ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida e per l’organizzazione a Federico Rocca, Fulvio Giuliano, Rachele Mussolini e Martin Avaro».

Da picchiatore a responsabile

Domani ha contattato Righini per chiedergli la ragione di quel ringraziamento rivolto ad Avaro e il ruolo assunto nell’evento. «È uno dei responsabili dell’organizzazione, a livello comunale, ma anche nazionale. È una persona di fiducia del partito», dice Righini. Gli chiediamo se è a conoscenza del passato dell’ex dirigente di Forza Nuova: «Ne sono a conoscenza, il ragazzo ha pagato il suo conto con la giustizia, lavora con serietà e dedizione, non abbiamo nulla da rimproverargli».

Aveva il cuore nero e auspicava scontri con vigliacchi, guardie e compagni, che ne pensa? «Da ragazzo si possono commettere degli errori, lui faceva cose inopportune e sconvenienti, si è pentito, ha regolato i suoi conti con la giustizia e ha archiviato questo passato burrascoso. Si impegna quotidianamente con serietà e nel rispetto delle regole che da sempre animano il partito, sono le regole di rispetto della legalità e delle forze dell’ordine», assicura Righini. 

Guarda il video del documentario dal minuto 19.17: Avaro canta Cuore nero e fa il saluto fascista

Rinnega il suo passato, Avaro? «Ma che domanda è, non le rispondo», dice a Domani. Insistere non è servito: ritiene le domande una provocazione. Avrebbe potuto spiegare e prendere posizione netta rispetto al fascismo, agli scontri di piazza e a quei trascorsi, ma non ha voluto. In alcune informative dei carabinieri viene riportato un lungo elenco di episodi in cui è stato coinvolto, inoltre è indicato come «appartenente alla tifoseria ultras della Lazio» governata dalla frangia degli Irriducibili, di fede neofascista, negli anni in cui il leader indiscusso era Fabrizio Piscitelli, narcotrafficante poi ucciso a Roma al parco degli acquedotti.

Il nome di Avaro emerge in diverse informative sull’estrema destra romana. In una in particolare, seppure non in qualità di indagato, affiorano i suoi rapporti con altri picchiatori fascisti. Un documento che ricostruisce l’assalto ad alcune caserme della capitale dopo l’omicidio del tifoso laziale Gabriele Sandri, ucciso nel novembre 2007 da una pallottola sparata da un poliziotto nell’autogrill di Badia al Pino,teatro dei recenti scontri tra ultras romanisti e napoletani.

Il cuore nero

Sul passato, Avaro non ha voluto rispondere alle nostre domande e non ha pubblicamente rinnegato quando dal palco cantava «Ho il cuore nero e me ne frego, sputo in faccia al mondo intero», quando catechizzava i militanti di Forza Nuova con queste parole: «Io voglio gente che stia in barricata con me, a mettere un manifesto, a dare un volantino o a scontrarsi con le guardie, a scontrarsi con i compagni o a scontrarsi con i vigliacchi».

Le parole di Avaro, tre lustri fa, conquistavano applausi dai militanti neofascisti, circondati da saluti romani e croci celtiche, infarcite di odio, violenza verbale invitando a risse e assalti che fortunatamente non hanno provocato vittime.

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