Il nuovo coronavirus non riempie più gli ospedali, i casi gravi sono diventati rarissimi e ormai in pochi si vaccinano. Alcune case farmaceutiche devono quindi fare i conti con lo sgonfiamento di un business.
Qualche dato? Le tre proprietarie dei vaccini anti-Covid più diffusi e costosi: Pfizer, BioNTech e Moderna nel 2021 hanno incassato circa 90 miliardi di dollari, con profitti che si sono aggirati sui 41 miliardi. Ora però la pacchia è finita, il filone d’oro si è prosciugato e le aziende corrono ai ripari.
Basta scorrere l’ultima trimestrale di Pfizer per rendersene conto. Il colosso farmaceutico americano prevede un forte calo delle vendite annuali nel 2023 a causa dell’allentamento dell’emergenza pandemica e dei ridotti contributi del suo vaccino Covid-19 e della medicina antivirale: dal livello record di 100,3 miliardi di dollari di ricavi del 2022 Pfizer quest’anno scenderà parecchio e non stima di andare oltre i 67-73 miliardi di dollari. Anche sugli utili l’azienda ha sforbiciato molto e dal livello record di 6,58 dollari ad azione del 2022, calerà a 3,25-3,45 dollari, ben al di sotto delle attese degli analisti, che sono di 4,42 dollari ad azione.
Ma quanto peserà, più nel dettaglio, l’attenuarsi della minaccia del Covid-19 sui conti dell’azienda? Pfizer fa sapere che le vendite del suo vaccino e del suo antivirale scenderanno rispettivamente dai 37,8 e 18,9 miliardi di dollari del 2022 a 13,5 e 8 miliardi di dollari di quest’anno. Insomma, un tonfo, una discesa in picchiata, che l’amministratore delegato, Albert Bourla, con parole diplomatiche definisce un “anno di transizione” per l’azienda.
Pfizer prevede che le vendite dei vaccini crolleranno del 64%, per un valore di circa 13,5 miliardi di dollari, mentre quelle del Paxlovid caleranno del 58%, per un valore di circa 8 miliardi di dollari.
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