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Il tesoro della galassia Berlusconi

(Fabrizio Massaro e Fabio Pavesi – Milano Finanza) – Da trent’anni ci sono due Silvio Berlusconi in Italia. C’è l’uomo politico che dalla discesa in campo sulle rovine di Tangentopoli permea di sé, nel bene e nel male, la scena politica italiana: quattro volte presidente del Consiglio tra il 1994 e il 2011, fondatore del centrodestra italiano, ha percorso per intero la lunga epopea della Seconda Repubblica. […] E c’è il Berlusconi delle origini, l’imprenditore, Sua Emittenza, come veniva chiamato agli inizi dell’avventura televisiva, poi diventato il Cavaliere. O semplicemente “il Dottore”, come lo chiamano i suoi manager.

Da costruttore edile dagli anni 70, è riuscito a costruire un impero mediatico e finanziario come mai prima di lui in Italia, ingigantitosi in parallelo al ruolo di leader politico. Così è diventato uno degli uomini più ricchi del pianeta e, naturalmente, d’Italia. Nel ristretto club dei miliardari di Forbes la famiglia Berlusconi è accreditata di 6,8 miliardi di patrimonio […] Secondo quanto calcolato da MF-Milano Finanza sulla base dei dati di bilancio rielaborati dalle ricerche di R&S di Mediobanca, Berlusconi – e da un certo momento, anche i suoi figli – ha incassato cedole pari a 2,5 miliardi di euro. Una media di 85 milioni l’anno per trent’anni.

Una ricchezza iniziata proprio con il mattone con la Edilnord con la quale ha creato dal nulla Milano 2 e poi Milano 3 e proseguita con Fininvest, la finanziaria costituita nel lontano 1978 e che ha sotto di sé i gioielli di famiglia: oltre al mattone, Mediaset con la relativa raccolta pubblicitaria, Mediolanum, la Mondadori, il Milan e ora – una volta ceduta la squadra tanto amata – al Monza calcio […] Sopra Fininvest ci sono le holding personali di controllo di Silvio. Dapprima intestate solo a lui, poi a partire dal 2005 oggetto di un riassetto che, in vista della successione ereditaria, le ha distribuite tra i due rami successori: i figli Marina e Piersilvio da una parte, i figli Luigi, Barbara e Eleonora avuti dal secondo matrimonio dall’altra.

In origine le scatole di controllo della Fininvest erano 38, poi ridotte a 22, tutte denominate Holding Italiana, Prima, Seconda e via così […] Solo dal 2005 l’assetto viene razionalizzato scendendo da 22 scatole societarie alle attuali 7. Quelle che tuttora governano l’impero Fininvest. Le Holding italiana Prima, Seconda, Terza e Ottava fanno capo al 100% al Cavaliere e tutte insieme posseggono il 61,2% della capogruppo.

Poi ci sono le quote di Marina e Piersilvio, pari al 7,65% ciascuna, raggruppate nelle Holding italiana Quarta (Marina) e Quinta  (Piersilvio). Ai figli più giovani del Cavaliere  Barbara, Eleonora, Luigi in quote proporzionali è andata la  Holding Italiana Quattordicesima, che detiene il 21,42% della Fininvest. E’ nelle varie holding che affluiscono i dividendi staccati dalla Fininvest.

E dire che al momento della discesa in campo, nel 1993, Fininvest non era messa bene, Faceva utili per 11 miliardi di lire, equivalenti al cambio lira-euro attualizzato pari a poco più di 9 milioni di euro. Aveva un capitale netto per soli 1.450 miliardi di lire ed era piena di debiti, oltre 4 , 4 miliardi di lire tre volte il patrimonio netto.

Ma soli quattro anni dopo, in seguito alla quotazione in borsa di Mediaset e di Mediolanum che nel 1996 avevano salvato il gruppo, la situazione finanziaria patrimoniale si era invertita: nel 1997 Fininvest si ritrova con debiti finanziari pari circa l’’80% del capitale netto e con utili cumulati tra il ’95 e il ’98 per 1.500 miliardi di vecchie lire. La progressione è evidente.

Al cambio di passo del secolo, nel 2001, Fininvest si presenta con una redditività importante. Gli utili pre-tasse viaggiano al 10% dei ricavi. E il capitale netto si attesta a 2,74 miliardi di euro con un debito finanziario a 2,5 miliardi. Sempre meno leva e profittabilità più che buona.

Gli anni successivi confermeranno il trend che vediamo oggi. Del resto Fininvest poggia da anni su solide basi. Nel 2021 il Biscione vantava un attivo di 8,7 miliardi, ricavi per 3,8 miliardi con un patrimonio netto di gruppo di 3 miliardi, una redditività netta a due cifre sui ricavi (360 milioni l’utile) e un debito finanziario a un terzo del valore dell’equity. 

Eppure la vecchia Mediaset pur resistendo sulla marginalità ha perso ricavi. Dal 2015 il gruppo televisivo ha lasciato sul terreno oltre un quarto del fatturato. Per Fininvest la voce tv comincia a farsi dura, dato che Mfe è oggi a bilancio a un valore di carico di 1 miliardo  mentre in borsa la quota di Fininvest vale meno di 700 milioni.

Meglio, molto meglio, Mediolanum, il gruppo bancario della famiglia Doris di cui Fininvest controlla il 30%. A bilancio vale appena 116 milioni  ma sul mercato quella quota capitalizza 1,9 miliardi di euro. Qui, al contrario di Mfe c’è una plusvalenza virtuale di quasi 20 volte.

Queste due macchine da soldi non potevano non far affluire ricche cedole alla famiglia e alle sette holding personali. Con metodo, tra l’altro. Un metodo certosino e non casuale. Da sempre la finanziaria di via Paleocapa stacca mediamente dividendi per un livello pari al 2-3% dei ricavi del gruppo. In media fanno appunto 85 milioni di euro l’anno.

Una media certo, dato che ci sono anni in cui il dividendo non viene erogato e però recuperato negli anni successivi con la distribuzione di riserve. Per esempio quando nel 2016 chiuse in perdita a causa della guerra con i francesi di Vivendi per la questione su Mediaset Premium e poi per la cessione del Milan. Un rosso recuperato l’anno successivo.

Il gruppo televisivo non ha ancora approvato i conti 2022 con la relativa cedola; lo hanno fatto invece la banca e la casa editrice. La prima staccherà a Fininvest 111 milioni, la seconda 15 milioni. Ma se si guarda solo al 2021, Fininvest ha reso molto bene: oltre 360 milioni di profitti netti e la cedola alla famiglia di 150 milioni, dei quali poco più di 90 milioni al Cavaliere. Marina e Piersilvio hanno incassato 11,7 milioni a testa. Mentre ai tre figli Barbara, Eleonora e Luigi sono finiti complessivamente 32,7 milioni.

Nel frattempo, in attesa delle cedole dell’anno appena concluso, nel 2022 i Berlusconi hanno già attinto alle riserve […] In trent’anni quindi, dei 2,5 miliardi di dividendi totali, nelle holding personali di Silvio Berlusconi è finita una quota di circa il 61%. In denaro fanno 1,5 miliardi intascati direttamente dal Cavaliere a partire dalla sua discesa in politica. Il resto è in mano ai cinque figli.

Poi c’è il patrimonio. Le quattro holding personali del Cavaliere hanno in carico il 61% di Fininvest al costo storico di 237 milioni di euro. Ma il capitale netto di Fininvest è di 1,59 miliardi: una plusvalenza implicita di almeno 7 volte.

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