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“Il superboss evaso da Badu ‘e Carros nascosto in un covo in montagna con l’aiuto di banditi sardi” – Casteddu On line

E’ l’ipotesi del sindacato di polizia penitenziaria, che invita ad approfondire complicità esterne invece che scaricare la colpa sui secondini. Si intensifica intanto la ricerca di Marco Raduano che sembra sparito nel nulla

“Con il passare del tempo emergono elementi e particolari che messi insieme confermano il fondamentale sostegno ottenuto dalla criminalità locale sarda con la quale non è complicato ritenere abbia comunicato. Il continuo ritrovamento di telefonini, micro-telefonini anche nelle carceri di alta sicurezza non è un mistero per nessuno. Per questo possiamo ritenere che l’evaso possa essere senz’altro nell’isola, in una delle tradizionali zone impervie di montagna utilizzate dal banditismo sardo per i suoi covi”. Ne è convinto il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria (Spp), Aldo Di Giacomo, che torna sull’evasione del detenuto Marco Raduano dal carcere di massima sicurezza di Nuoro. “La vicenda riprova il salto di qualità della criminalità organizzata che rafforza le alleanze potendo contare sui ‘buchi neri’ del sistema penitenziario, primi fra tutti carenza di personale e strumenti inadeguati e sulla fiducia che lo Stato continua a concedere a boss e criminali pericolosi”.

“Prima di fare la cosa più semplice, scaricare ogni responsabilità sul personale penitenziario, si faccia quella più difficile ma non impossibile: si indaghi sull’appoggio che il pericoloso boss della mala garganica evaso dal carcere di Badu ‘e Carros ha sicuramente ricevuto dall’esterno”., dice il sindacato. “L’eccessiva agibilità di cui il boss pugliese ha potuto godere in carcere è fuori di ogni dubbio il segno più evidente di cedimento dello Stato perché senza di essa non avrebbe potuto ideare e realizzare il piano di evasione. È semplice adesso, dopo la fuga, come accade sempre in questi casi, rafforzare la vigilanza, ma senza interventi strutturali il carcere di Nuoro purtroppo non sarà l’unico ad alta sicurezza ad “aprire le porte” all’evasione di pericolosi detenuti. Dalla politica ci aspettiamo che smetta di litigare sul 41 bis e si occupi dell’emergenza carcere in tutti i suoi aspetti”, conclude Di Giacomo.




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