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I governi boicottano la legge europea contro le querele temerarie

«Il comportamento delle autorità italiane nei confronti di Domani è scioccante. Dimostra quanto sia urgente e necessaria la Daphne’s Law, la “legge di Daphne”». A parlare è Corinne Vella, la sorella della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia, che nonostante le ripetute intimidazioni ricevute anche per via legale ha continuato le sue inchieste finché è stata assassinata.

«La vicepresidente della Commissione europea, Věra Jourová, ha proposto lo scorso aprile una direttiva europea anti slapp (querele temerarie). Ma ora il Consiglio, invece di irrobustire quella proposta, la sta scardinando con un testo di compromesso che persegue finalità esattamente opposte a quelle originarie». Vella si esprime a nome della Daphne Caruana Galizia Foundation, che coordina la coalizione anti slapp (la “Case coalition”). E lancia due messaggi: uno è rivolto a Giorgia Meloni e al sottosegretario Claudio Durigon, perché «chi è al governo ritiri le querele abusive».

L’altro è per tutti i governi europei, perché smettano di boicottare la proposta di legge europea anti slapp. Del resto – come ha fatto notare l’eurodeputata Sophie in’t Veld nella sua interrogazione – il paradosso è che «i governi che attaccano i giornalisti tramite slapp sono gli stessi a dover decidere sulla legislazione Ue anti slapp».

La proposta originaria

«Assistiamo a tantissime procedure civili o penali avviate da chi detiene potere politico o economico contro giornalisti o attivisti (le “slapp”). Penso alla giornalista Caruana Galizia, e alla famiglia che ha ereditato i processi dopo la sua uccisione. Sto lavorando perché ci siano regole vincolanti che riequilibrino i poteri», come ha detto Jourová stessa a febbraio a Domani.

«Propongo che chi è colpito da una “slapp” possa far presente al giudice la natura artificiosa di quel procedimento, volto a mettere a tacere la libera stampa, e che il giudice possa quindi già a uno stadio molto preliminare dismettere il procedimento. Inoltre chi fa una “slapp” deve rimborsare chi la subisce per le spese che sopporta». Ed è in questa direzione che si articola infatti la proposta originaria della Commissione.

Gli attacchi dei governi

Per poter avere una base giuridica e non invadere competenze nazionali, la proposta di direttiva fa leva sul carattere transfrontaliero delle querele temerarie.

Bruxelles ha deciso di intervenire perché il quadro normativo attuale è inadeguato e le slapp sono in aumento, anche in Italia: l’effetto è quello di disincentivare la partecipazione della società civile (è il chilling effect, l’effetto inibitorio). Assieme alla direttiva ci sarà anche una raccomandazione agli stati membri, che però non può essere vincolante.

È dunque sul carattere transfrontaliero di una slapp che si innesca la legislazione Ue. «In base a quanto è ambiziosa e ampia la definizione di “transfrontaliero”, cambia radicalmente la portata della direttiva», spiega l’eurodeputato socialdemocratico Tiemo Wölken, relatore sul tema nella commissione giuridica dell’Europarlamento.

«Paesi come la Francia, in accordo con Germania, Austria e altri stanno provando a stroncare questo passaggio». I colpi alla legge anti slapp arrivano da tanti paesi, «non solo Polonia o Ungheria».

Squilibrio di potere

In Europarlamento il piano contro le slapp gode di ampio consenso, e il report presentato da Wölken e Metsola ha avuto voti contrari solo dall’estrema destra di Ecr e Id come la leghista Annalisa Tardino.

Il Consiglio Ue invece sta tentando di «ribaltare i rapporti di forza tra i potenti che abusano delle querele, e i giornalisti e attivisti che le subiscono», dice Camille Petit che segue il dossier per la federazione europea dei giornalisti (Efj). Lo si intuisce dalla bozza di compromesso tra governi che è trapelata, in cui scompare ad esempio il risarcimento delle spese legali per chi è attaccato con una slapp.

Anche il ruolo attribuito alla società civile viene stravolto. La proposta originaria della Commissione parte dal principio che «chi difende i diritti ha un ruolo importante in una democrazia»; il Consiglio invece elimina questi passaggi, confermando la tendenza – sempre più diffusa a destra – ad attaccare le ong e i giornalisti.

«L’opacità su cosa e come i governi stanno decidendo conferma questo stile», dice Petit. «Perciò bisogna scongiurare l’eventualità che la direttiva passi nella forma abbozzata dal Consiglio». Wölken spera che l’Europarlamento nei prossimi mesi possa ripristinare una versione ambiziosa della direttiva.

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