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Francesca Michielin fa soldout a Cagliari:

La sala è soldout. Tra il pubblico del Teatro Doglio di Cagliari c’è chi la aspetta già da un’ora. Si accende un fascio di luci verdi, poi parte la batteria, il basso e tutti gli altri componenti della band. Le mani battono al ritmo di musica. Francesca Michielin sale sul palco. Tanti applausi. Il concerto può cominciare.

Dopo il primo brano “Occhi grandi grandi”, che in tanti già conoscono, arriva il pezzo con cui tutto è inziato: “Vulcano”, il suo primo singolo uscito nel 2012.

Sono passati dieci anni dal suo debutto e proprio per celebrare questo importante traguardo la giovane cantautrice di Bassano del Grappa porta nei teatri italiani il tour “Bonsoir! – Michielin10 a teatro”, dove presenta il nuovo album “Cani sciolti” e i suoi più grandi successi, che il pubblico canta a memoria insieme a lei.

“Buonasera Cagliari” dice Michielin. “Sono davvero felice di essere qui, perché è sempre difficile organizzare i concerti in Sardegna, ma abbiamo fatto il possibile per portarlo anche qui da voi”, continua l’artista veneta. “La musica deve arrivare dappertutto. Non dobbiamo essere sempre negli stessi posti. E qui io mi sono sempre sentita accolta in un senso di comunità”, continua Michielin. “Era il 2018 l’ultima volta che ho suonato in Sardegna. Era un tour estivo, mentre questo è un indoor. Non era per nulla scontato”, conclude. Ora si può davvero cominciare.

In un’ora e mezza di concerto – e un extra di circa quindici minuti – Michielin entra in simbiosi con il suo pubblico in un live che dice tanto della consapevolezza acquisita dopo cinque album in studio e tantissimi riconoscimenti in ambito musicale: dai quattro Wind Music Awards alle candidature per il David di Donatello e i Nastri d’argento fino alla partecipazione al Festival di Sanremo, dov’è salita sul podio per ben due volte per poi tornare in veste di direttrice d’orchestra per accompagnare Emma Marrone.

Ma non solo. Michielin in dieci anni ha mostrato tutta la sua versatilità conducendo “Effetto Terra” su Sky Nature, dove si è spesa tanto a favore del rispetto per l’ambiente, e il talent musicale “X Factor”, lo stesso che vinse nel 2011 e da cui ha iniziato la sua carriera artistica.

Un successo che non ha cambiato, in fondo, la cantautrice veneta, anzi, l’ha resa sempre più forte delle sue posizioni. “Stiamo vivendo un periodo storico in cui la felicità coincide con la performatività, ma non è così”, dice Michielin e aggiunge: “Non è importante fare per forza qualcosa di utile. Ogni tanto dovremmo riprenderci questi momenti di contraddizione, come li chiamo io, in cui facciamo qualcosa per noi”.

Ieri sera hai presentato il tuo nuovo album al Teatro Doglio di Cagliari. Chi sono i “Cani sciolti” di Francesca Michielin? C’è qualche artista in particolare a cui fai riferimento?

I cani sciolti sono quelli liberi da schemi, che non seguono alcuna corrente senza preoccuparsi del giudizio altrui. Questo disco è frutto anche di una lunga chiacchierata con Carmen Consoli, che credo sia uno dei cani sciolti della musica italiana: è un’artista che attraverso la sua musica ci racconta la sua storia, senza alcuna aspettativa da parte del pubblico. Musicalmente parlando invece “Cani sciolti” vuole presentare una me più cantautoriale, tornando però anche a quelle melodie e sfumature della musica che ascoltavo da adolescente: dai Red Hot Chili Peppers ai Tribalistas, oppure Natalie Imbruglia e Avril Lavigne, ma anche i Nirvana.

Hai scelto di fare un tour nei teatri italiani, dove si sta seduti e si ascolta. Una scelta controcorrente per un’artista giovane come te. Cosa ti ha spinto a prendere questa decisione?

Ho sempre pensato ai teatri come quei luoghi in cui tutto avviene in presa diretta, la perfetta rappresentazione dell’intimità e per questo stavo aspettando il disco giusto da potervi presentare.

Tra l’altro hai deciso di portare con te delle giovani professioniste per rimarcare la difficoltà delle donne a farsi strada in tanti contesti lavorativi. È successo anche a Sanremo con una top 5 di soli uomini. Come l’hai presa?

Esatto, per la mia band ho scelto tante donne, sia perché sono brave, ma anche per lanciare un messaggio: ce ne sono troppo poche nella musica live suonata. In merito alla vicenda di Sanremo, sono contenta che sia stato proprio un uomo a sottolineare questa mancanza ed è sicuramente indizio di cambiamento e consapevolezza. Speriamo che qualcosa cambi: con tante colleghe stiamo cercando nel nostro piccolo di aiutare altre giovani cantautrici a sognare e speriamo che tra dieci anni saranno loro a spaccare tutto.

Nell’ultimo album racconti il tuo ritorno in provincia, dopo tanti anni in una città frenetica come Milano. Come cambia il tuo lavoro d’artista fuori dal centro delle case di produzione discografica?

Ho scelto di essere anche io un po’ cane sciolto, lasciando Milano e tornando a vivere nella mia Bassano, dove ho voluto realizzare e registrare “Cani Sciolti”. Tutto è nato anche dalla volontà di riflettere su cosa significa nel 2023 vivere in provincia, che può essere un luogo che ti aiuta per alcuni aspetti, ma che ti fa anche riflettere, come dico in una canzone, su “Quello che non c’è”, su quello che puoi ancora costruire, ed è una tematica che porto avanti da tanto tempo.

Recentemente sei stata criticata per la tua partecipazione a una sfilata di alta moda, che sarebbe in antitesi con le tue battaglie per una società più giusta e inclusiva. Cosa rispondi?

Credo che quel tweet sia stato interpretato male, non facevo riferimento alla Resistenza partigiana, assolutamente. La sfilata poi c’era stata una settimana prima delle elezioni, ma in ogni caso credo che le donne possano anche parlare di femminismo e andare alle sfilate di Moschino.

Chiudiamo con la musica italiana oggi. In una canzone scrivi: “Dove sono gli artisti? Vedo solo populisti”. A cosa ti riferisci? Come si inverte la rotta?

Capita spesso che noi artisti ci dimentichiamo della nostra capacità e compito di comunicare: non bisogna solo compiacere, ma dire delle cose che magari non tutti capiranno subito, l’importante è che il messaggio arrivi. Per questo dovremmo cercare di metterci più al primo posto, regalando al pubblico semplicemente ciò che siamo e cosa vogliamo trasmettere.

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