La protesta contro il governo
Angelo Schillaci — 18 Marzo 2023
Non è la prima volta che la comunità e il movimento LGBTQI+ scendono in piazza, assieme alle persone alleate, per chiedere il riconoscimento di pari dignità sociale. Succede ogni anno nei Pride e nella Giornata in ricordo delle vittime di transfobia; è accaduto durante l’iter di approvazione delle unioni civili e dopo la mancata approvazione del ddl Zan.
Nella presenza di corpi ed esperienze in alleanza, si rinnova una battaglia che ha come orizzonte solo e soltanto la piena garanzia di quel che Costituzione impone: pari dignità sociale, nella valorizzazione delle differenze e nel rispetto dei diritti. Oggi pomeriggio a Milano, in piazza della Scala, succederà però anche qualcos’altro. Non solo perché tante cittadine e cittadini, assieme alle associazioni e a chi ha promosso la manifestazione, si stringeranno ancora una volta attorno alle famiglie arcobaleno e alla Associazione che da diciotto anni le riunisce e le rappresenta. Ma perché, con nettezza e intensità ancora maggiori rispetto al passato, saranno presenti – al massimo livello – rappresentanti delle principali forze politiche di opposizione. Sarà presente una delegazione del Partito democratico, guidata da Elly Schlein, e saranno presenti il Movimento 5 Stelle, Sinistra italiana, +Europa e le forze della sinistra democratica.
Un fatto importante, che si pone in continuità con quanto accaduto il 16 marzo scorso al congresso nazionale della Cgil: un ulteriore banco di prova di convergenze possibili tra le opposizioni attorno a temi concreti e alla difesa dei diritti delle persone – civili e sociali insieme – messi a rischio dall’azione del Governo e della maggioranza. Questo è l’orizzonte a cui può guardare la manifestazione di oggi, che si svolge al termine di una settimana difficile e dolorosa, nella quale è tornata in primo piano – si spera, stavolta, per non sparirne – la questione della tutela delle bambine e dei bambini con genitori dello stesso sesso. Dapprima, il Comune di Milano ha comunicato l’interruzione delle registrazioni anagrafiche, a causa dell’intervento del Prefetto e dell’annunciata intenzione della locale Procura della Repubblica di procedere all’impugnazione delle registrazioni effettuate, cui hanno già fatto seguito le prime notifiche.
Dopo poche ore, in Commissione Politiche Ue al Senato, la maggioranza ha dato parere negativo sulla proposta di regolamento europeo in materia di mutuo riconoscimento della filiazione: un provvedimento importante, che vuole solo assicurare alle bambine e ai bambini europei la possibilità di circolare senza perdere uno dei due genitori alla frontiera. Vicende diverse, che la destra ha accompagnato con il messaggio secondo cui alle famiglie con genitori dello stesso sesso non può essere riconosciuta pari dignità. E dunque, alle loro figlie e figli sono sottratti, sistematicamente, riconoscimento e diritti. Così, bambine e bambini che nella vita quotidiana hanno due genitori, per la legge ne hanno uno solo, con tutti i disagi e i rischi che ne derivano (basti pensare al caso, tragico ma purtroppo possibile, della morte del genitore legalmente riconosciuto).
Questo è il vero tema del contendere, nella sua crudezza: non si ritiene che due madri o due padri siano in grado di assicurare alle loro figlie e figli adeguate condizioni di benessere. E questo non solo in contrasto con la realtà, ma anche con decenni di ricerche che dimostrano, dal punto di vista scientifico, che non esistono differenze in termini di benessere tra bambine e bambini con genitori dello stesso sesso e di sesso diverso. Quel che è accaduto in questa settimana segna un cambio di fase. La giurisprudenza ha chiuso i pochi spiragli che si erano aperti, lasciando in piedi solo la strada dell’adozione in casi particolari: una strada non prevista dalla legge (dunque precaria) e fondata su penetranti controlli di idoneità genitoriale, dunque impervia e – soprattutto – in linea con la stigmatizzazione che ancora segna in profondità il dibattito pubblico su questo tema. Questo non vuol dire, ovviamente, che la battaglia nelle Corti si fermerà.
Può aprirsi però con decisione il tempo della politica. A partire da oggi, a partire da Milano, la sfida è quella di mantenere il tema al centro dello spazio pubblico, come segno di contraddizione nelle politiche della destra e, soprattutto, grande battaglia di civiltà che può unire larga parte delle opposizioni, come dimostrano i progetti di legge largamente convergenti presentati dal Movimento 5 stelle e da Pd e Avs (che hanno recepito la proposta elaborata da Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford). Nel suo intervento di qualche giorno fa alla Camera, criticando l’azione del Governo anche su questo fronte, Elly Schlein ha usato una parola che interroga: insensibilità, verso concrete esperienze di vita e altrettanto concrete domande di eguaglianza e giustizia. Da questa consapevolezza può nascere, tessendo alleanze larghe in Parlamento e nella società, una politica che metta al centro anzitutto sensibilità e cura, favorendo processi che avvicinino sempre più le leggi alla vita.
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