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CIMO sul contratto medici: «Improponibile testo Aran su orario di lavoro».

Contratto medici, Guido Quici (CIMO): «Improponibile testo Aran su orario di lavoro».

«Proseguono positivamente, in un clima di collaborazione, i confronti tra Aran e organizzazioni sindacali per il rinnovo del Ccnl 2019-2021 della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria.

Tuttavia, non ritroviamo nei testi proposti dall’Aran i frutti di tale confronto: la maggior parte delle richieste dei sindacati sulle relazioni sindacali non sono state, per il momento, recepite; mentre, in merito al rapporto di lavoro, la discussione è stata ampia e produttiva, ma aspettiamo di ricevere il testo per capire quante e quali proposte l’Aran sia disponibile ad accogliere», dichiara Guido Quici, Presidente della CIMO, commentando l’andamento della trattativa per il rinnovo del contratto dei medici e dei dirigenti sanitari.

In ogni caso

l’ultima parte di testo ricevuta, dedicata tra le altre cose all’orario e all’organizzazione del lavoro, è di gran lunga la peggiore – prosegue Quici -.

Riteniamo improponibili

le principali novità introdotte dall’Aran, poiché peggiorative rispetto al contratto vigente, che la CIMO tra l’altro ha sempre giudicato inaccettabile, tanto da non firmare il pre-accordo».

Quello dell’orario di lavoro

spiega il Presidente CIMO – è il cuore dei motivi che spingono sempre più medici e dirigenti sanitari ad abbandonare il Servizio sanitario nazionale.

E allora non si può pensare

di risolvere la carenza di personale coprendo i turni con gli straordinari “programmati”, pagati dunque dai fondi degli stessi medici e non dell’azienda, o di introdurre una formulazione pericolosissima in merito alla pronta disponibilità, che potrebbe indurre le aziende a sentirsi autorizzate ad impiegare lo stesso medico in sedi diverse di una stessa azienda, magari a decine di chilometri di distanza l’una dall’altra.

Né d’altro canto

è ipotizzabile vincolare le nuove agevolazioni previste per facilitare la conciliazione dei tempi famiglia-lavoro alle “compatibilità organizzative” delle diverse aziende, quando sappiamo tutti benissimo in quali condizioni di disorganizzazione versano oggi le stesse, a causa della mancata riorganizzazione del lavoro post-pandemia, del mancato adeguamento della rete ospedaliera alle previsioni del DM 70 e alla mancata riorganizzazione dei servizi territoriali».

Solo il miglioramento delle condizioni

di lavoro può frenare la fuga del personale dalla sanità pubblica e rendere il SSN nuovamente attrattivo.

E il contratto, in questo senso, rappresenta un’opportunità da non sprecare. Ma se queste sono le premesse – conclude Quici – non arriveremo da nessuna parte».

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