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Chiese, paesaggi imbiancati e la storia della comunità di Zuri sfrattata dalla diga – LinkOristano

Tadasuni

Commozione e meraviglia con il tredicesimo cammino della diocesi. Prossimo appuntamento a Paulilatino

Hanno dovuto coprirsi bene i 45 pellegrini che – nonostante il freddo – non hanno rinunciato a partecipare al tredicesimo cammino nel Guilcier-Barigadu, andata e ritorno da Tadasuni a Soddì, passando per Zuri. Ma sicuramente ne valeva la pena, con la possibilità di ammirare il Montiferru, Monte Gonare e la catena del Gennargentu bianchi di neve.

Il gruppo si è ritrovato presso la chiesa campestre di San Michele arcangelo. Ad accogliere i pellegrini il parroco don Antonio Campus, che ha dato il benvenuto anche a nome della comunità, fornendo poi le note essenziali sulla piccola chiesa, col tetto in canne, risalente al XVIII secolo.

“Più di una volta la chiesa è andata in rovina”, ha raccontato il parroco. “E, tuttavia, è stata sempre ricostruita, grazie alla generosità della comunità di Tadasuni. Vi trovate in un luogo di pace e di preghiera, che regala un bel panorama sul lago, sulle colline lussureggianti e sui paesi all’intorno”.

I cammini della diocesi: Tadasuni, Zuri, Soddì

Tadasuni, l’incontro con i pellegrini davanti alla chiesa di San Michele Arcangelo

Dopo la preghiera del pellegrino e la benedizione di don Antonio, ha avuto inizio il cammino, dapprima in salita e poi in piano lungo i sentieri attraversati stavolta dalla corsa sfrenata di un gregge con i cani al seguito. All’intorno, il verde dei campi, raggiunti dai tiepidi raggi del sole del primo pomeriggio, regalano effetti di grande nitidezza e brillantezza seppure risultino incapaci di scaldare i camminanti, che ringraziano, tuttavia, perché la tregua meteo permette il cammino.

Dopo appena mezz’ora di cammino, ecco Zuri, il borgo con la splendida chiesa romanica di San Pietro (XII secolo). Una brevissima sosta, giusto il tempo per una foto dinanzi alla facciata, prima di ripartire per Soddì, in attesa di incontrare più tardi Barbara, la custode che accoglie e trasmette a pellegrini e turisti la storia dolorosa di una comunità che un secolo fa (nel 1924) dovette lasciare il proprio paese per permettere la creazione del lago Omodeo.

I cammini della diocesi: Tadasuni, Zuri e Soddì

Foto di gruppo davanti alla chiesa di San Pietro

Lungo il cammino, lo sguardo è continuamente rivolto alla superficie del lago. Si ammira e si loda il Creatore per tanta bellezza. Tra i pellegrini anche Maddalena di Terralba e altre tre amiche di Ghilarza, tutte appassionate dei cammini, della compagnia e della scoperta di nuove storie legate ai piccoli borghi. Storie come quella di un ricco svizzero che, giungendo a Soddì negli anni Cinquanta, s’innamorò del posto e decise di regalare a sue spese una scuola materna. Nel tempo poi passò al Comune e, in tempi recenti, per mancanza di bambini, divenne pizzeria.

Si prosegue e in breve si raggiunge la parrocchiale. Nel sagrato, i tre bagolari ancora spogli. Uno di questi si apre in tre tronconi, di cui il più grande viene sostenuto da un tronco fossile di 20milioni di anni fa appartenente alla foresta pietrificata, che si trovava dove ora è il lago. La chiesa, a chi ha occhi per vedere, regala bellezza.

I cammini della diocesi: Tadasuni, Zuri e Soddì

Il grande bagolaro davanti alla chiesa dello Spirito Santo a Soddì

All’interno, la scelta di adoperare la pietra locale ha permesso di creare le arcate della navata centrale in trachite rossa e quelli delle cappelle laterali in basalto. Interessante anche la chiusura a tholos del piccolo campanile.

Non ci sono parole per descrivere cosa si prova quando si esce dalla chiesa e gli occhi si tuffano direttamente nelle acque del lago. La bellezza della chiesa e la bellezza della natura nutrono lo spirito e i sensi a dismisura.

Il viaggio continua lungo i vicoli del paese sino a giungere alla chiesa campestre della Maddalena. Nel piazzale sono piantati una quindicina di tronchi fossili, uno di questi supera i 2,5 metri. I pellegrini – diversi dei quali non avevano mai visto il sito – restano senza parole nel fare un tuffo indietro sino al Miocene.

Lo stupore poi cresce quando si entra dentro e si scopre che l’altare e il tabernacolo hanno come base due tronchi fossili: vennero collocati nel 1983, alla presenza del vescovo Giovanni Pes.

I cammini della diocesi: Tadasuni, Zuri e Soddì

L’altare della chiesa de La Maddalena, poggiato su un tronco fossile

Non c’è tempo per visitare il nuraghe Sant’Anastasia per cui, dopo la preghiera per la terra e le buone pratiche suggerite dalla Laudato Si’, si opta per una breve sosta al lavatoio pubblico in basalto.

In 30 minuti, a passo lento, si raggiunge San Pietro di Zuri. Ad attenderci Barbara. Felice di accogliere quanti visitano la loro chiesa. Ciò che colpisce nella sua narrazione non sono gli aspetti artistici e storici legati alla costruzione della chiesa bensì il dramma vissuto dai suoi antenati che, con dolore e lacrime, dovettero per forza lasciare le loro case, i pascoli fertilissimi e la floridissima attività di pesca praticate da sempre nel Tirso per far sì che divenisse realtà l’invaso più grande d’Europa, inaugurato dal re Vittorio Emanuele III il 28 aprile 1924.

Barbara si commuove e spiega quanto le costi raccontare i patimenti subiti. Tra i vari episodi, racconta la storia di tzia Antonica che resistette imperterrita e non si mosse sino a quando l’acqua non la raggiunse dentro casa. Per non parlare delle ingiustizie legate ai risarcimenti elemosina, al divieto alla pesca e all’esodo che dovettero affrontare gli abitanti che su trenta carri misero le masserizie da salvare. La visita si conclude con l’invito a ritornare tutti a settembre, per visitare con lei il posto esatto dove sorgeva l’antico borgo di Zuri. “Vi aspetto”. I pellegrini in coro glielo promettono, ritorneranno.

“Sono questi racconti”, dice don Ignazio Serra, “ciò che rende i cammini attorno al lago unici, perché raccontati da chi vive, ama e narra le storie di oggi con trasporto avendole sentite raccontare dalla viva voce dei genitori e nonni, mentre sugli occhi scorrevano ancora le lacrime come se rivivessero in quel momento la tragedia di allora”.

Usciti dalla chiesa, diversi da quando si era entrati, i pellegrini fanno tappa alla struttura dove Barbara mostra le foto della chiesa e del paese prima della traslazione. Poche case, poca gente, tanti bambini, tetti diroccati, la piana fertile col Tirso che scorre placido, la finestra senza vetri della chiesa rovinata dalle intemperie, i piedi scalzi, una donna avvolta come avesse il burka, il cagnolino con accanto il suo padrone sono dettagli che ci parlano di una comunità che di lì a poco vedrà la sua vita cambiare radicalmente.

I pellegrini salutano e ringraziano Barbara con la promessa di rivedersi a settembre e nel riprendere il cammino verso San Michele i discorsi con i compagni di viaggio non possono che essere per gli abitanti di Zuri di un secolo fa e su come il progresso non significhi benessere specie per chi si vede costretto a pagare il prezzo più alto di questa trasformazione.

Il prossimo appuntamento in calendario, il 14°, si terrà a Paulilatino e nel sito archeologico Santa Cristina. Si visiterà il centro storico con le sue quattro chiese, il Museo etnografico Atzori e quindi si percorrerà il cammino dei novenanti per giungere dopo 5,5 km al villaggio di Santa Cristina per la visita guidata (a pagamento) al pozzo, alle tombe dei giganti, al nuraghe e chiaramente alla chiesa e ai muristenes.

Lunedì, 23 gennaio 2023

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