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70 anni fa la morte di Stalin, il ricordo del pronipote

Il 5 marzo del 1953 moriva il dittatore comunista Iosif Stalin, pseudonimo di Iosif Vissarionovič Džugašvili. A 70 anni dalla morte il pronipote Selim Bensaad lo ricorda in un’intervista a ‘La Repubblica’, che lo ha contattato via mail, in cui sostiene la tesi che Stalin fu avvelenato. ”Da discendente, ho avuto modo di visionare i fascicoli sulla sua malattia e morte e ho trovato molte discrepanze e falsità – dice – La notte prima del presunto ictus, Stalin cenò con Lavrentiy Beria, Nikita Krusciov, Nikolaj Bulganin e Georgij Malenkov. È probabile che il veleno sia stato procurato da Berja, che aveva alle sue dipendenze il laboratorio del chimico Grigorij Majranovskij, e che a ordire il complotto sia stato Krusciov. Mio bisnonno era un uomo forte. Riuscì a resistere tre giorni senza cure”.

Inoltre il pronipote chiede anche che venga proibito che il suo bisnonno venga chiamato ‘tiranno sanguinario’. ”Il Gulag è un simbolo dell’era Stalin – sottolinea – Però occorre parlarne in modo onesto! Non c’è da stupirsi che abbiamo inventato l’hashtag ‘Gli archivi non mentono’! Dobbiamo studiare la storia dalle sue fonti originali. Nel mio libro mi chiedo: se fu Stalin a reprimere da solo milioni di persone, allora chi scrisse 20 milioni di delazioni? Che cosa sono le trojka della polizia segreta Nkvd? Non temo di guardare in faccia il mio passato familiare. Non nego quello che successe. Ma bisogna capire perché successe in modo che non si ripeta più”.

E sul fatto che Putin abbia contribuito a riabilitare la memoria del suo bisnonno spiega: ”Il mio prediletto presidente non ha fatto nulla per riabilitare Stalin. Ha incontrato Aleksandr Solzhenitsyn, ma non ha depositato nemmeno un fiore davanti al busto dedicato a Stalin a Volgograd il 2 febbraio. In Russia è persino vietato mostrare foto di Stalin durante il corteo del Reggimento Immortale il 9 maggio. Tuttavia, capisco Putin. Dà al popolo il diritto di decidere chi sono i veri eroi”. E sempre su Putin aggiunge: ”Putin è senza dubbio un grande della storia. Col suo nome, così come con quello di Stalin, sarà chiamata un’intera epoca. Sono contento di vivere nell’era Putin. Ma non è Stalin! Temo per lui. Temo che possa essere ucciso come il mio bisnonno. È circondato da traditori. E non è Stalin per punirli come meriterebbero”.

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