È cominciata una rivoluzione non solo editoriale, ma anche economica e politica senza precedenti nel Nord Est che traina l’economia italiana. L’annuncio che una cordata guidata da Banca Finint ha presentato, quale promotore e sottoscrittore diretto, per conto di una Newco appositamente costituita, un’offerta per acquistare sette testate giornalistiche del gruppo Gedi è destinato a stravolgere il panorama informativo di Veneto e Friuli. Se l’operazione andrà in porto non solo cambierà la geografia della carta stampata con i relativi equilibri diffusionali e si determinerà un nuovo posizionamento nella realtà televisiva locale, ma l’economia farà il suo ingresso in modo pesante sulla scena. E ne risentirà anche la cornice politica delle due regioni, governate dal centrodestra con una forte trazione leghista e una crescita impressionante di Fratelli d’Italia nell’ultimo anno.
I PROGETTI DI MARCHI – “Abbiamo grandi ambizioni” è scritto sul portale di Save, la società che gestisce gli aeroporti Marco Polo di Venezia, controlla il Canova di Treviso, ha più del 40 per cento nel Catullo di Verona, nel D’Annunzio di Brescia e nello scalo di Charleroi in Belgio. Enrico Marchi è al vertice di Save, ma anche di Banca Finint che ha 62 uffici territoriali, occupa 550 persone e 193 consulenti finanziari, gestendo 10 miliardi di euro di attivi. Un gruppo importante, con tanti soldi. È da qui che parte la sfida editoriale che può sembrare in perdita, vista la crisi dei quotidiani, il calo di vendite e la contrazione del mercato pubblicitario. Eppure Marchi ha bisogno dell’informazione, visti i progetti che sta coltivando. Basti pensare allo sviluppo dell’aeroporto veneziano, il terzo d’Italia, e al progetto di una bretella ferroviaria del costo di 644 milioni di euro (destinati a crescere) per i collegamenti con la linea Trieste-Milano. Per realizzare un’opera del genere, che guarda alle Olimpiadi del 2026, in una disperata corsa contro il tempo, serve anche consenso visto il movimento di opinione che ha contestato un intervento così imponente ai margini della laguna. L’utilità dei giornali è anche quella di spianare la strada, ma questo significa che nell’informazione del Nord Est si inserisce un forte polo economico, inevitabilmente destinato a condizionarla. In questa chiave, Marchi ha compiuto due mosse significative. Nel maggio scorso ha assunto il giornalista Paolo Possamai (ex direttore del Piccolo di Trieste e poi dei quattro quotidiani veneti dell’allora gruppo Finegil), che ha lasciato la Gedi della Exor degli Agnelli, per diventare consulente strategico delle relazioni istituzionali. Poi ha acquisito Federico D’Incà, l’ex ministro per i rapporti con il Parlamento (dal 2019 al 2022) che è stato un fedelissimo fino all’ultimo del governo Draghi, al punto da dimettersi dai Cinquestelle quando Giuseppe Conte optò per la sfiducia. Anche lui è diventato consulente di Save e Finint per tessere i rapporti istituzionali che contano. Pochi mesi dopo l’arrivo di Possamai, Marchi ha cominciato a guardarsi attorno, pronto a fare shopping nella carta stampata e nelle televisioni.
LA CORDATA DI IMPRENDITORI – Servivano però dei compagni di cordata. Marchi ha raccolto le adesioni di imprenditori del Nord Est con bilanci importanti e attività diversificate: Alessandro Banzato con le Acciaierie Venete di Padova; Enrico Carraro che è a capo dell’omonimo gruppo di Campodarsego che costruisce macchine per l’agricoltura e movimento terra; Federico De’ Stefani che con Sit Group di Padova si occupa di soluzioni intelligenti per il controllo del clima e la misurazione dei consumi; la famiglia Nalini con il Gruppo Carel (condizionatori, impianti di riscaldamento) di Brugine (Padova); la famiglia Zanatta di Tecnica Group, con casa madre a Giavera del Montello che si occupa di attrezzature sportive. In parte fuori dal coro, ma pertinente con l’editoria, è Videomedia, società attiva nel campo televisivo con TvA e TeleChiara, controllata dagli Industriali di Vicenza. Enrico Marchi ha però annunciato che la cordata potrebbe allungarsi con imprenditori friulani.
I GIOIELLI CHE FURONO DI CARACCIOLO – In vendita, per un prezzo che si aggira sui 40 milioni di euro, sono sette testate, sei di carta e una digitale. Complessivamente diffondono circa 70mila copie. “Il Piccolo” di Trieste (direttrice Roberta Giani) è stato fondato nel 1881, diffonde circa 14mila copie; “il Messaggero Veneto” di Udine (direttore Paolo Mosanghini) tira circa 28mila copie; sono tutti diretti da Fabrizio Brancoli “il Mattino di Padova” (12mila copie), “la Tribuna di Treviso” (7mila copie), “la Nuova di Venezia e Mestre” (5.000 copie) e “il Corriere delle Alpi” (4.000 copie), che occupano 66 redattori. “Nordest Economia” è una testata digitale. In origine facevano parte del gruppo Caracciolo.
IL GAZZETTINO E IL SISTEMA TELEVISIVO – Negli ultimi tempi sembrava interessato all’acquisto anche il gruppo dell’imprenditore Caltagirone, editore del Messaggero e del Gazzettino. Quest’ultimo, con circa 46mila copie, è il principale quotidiano del Nordest, con edizioni che si sovrappongono a cinque delle sei testate Gedi (esclusa solo Trieste). Poi Caltagirone si è sfilato. Inevitabile che la nascita di un nuovo polo informativo nordestino erede di quello che fu il gruppo dell’Espresso sia destinata a scompaginare gli equilibri editoriali e pubblicitari. Si faranno la guerra o continueranno a convivere, mantenendo le rispettive fette di mercato? Il fatto che nell’azionariato in corsa per comprare le testate Gedi ci sia anche Videomedia potrebbe avere, invece, riflessi su altri due quotidiani veneti, Il Giornale di Vicenza e L’Arena, e scompaginare il mondo delle televisioni locali. Videomedia, con TVA Vicenza e Telechiara, è infatti controllata dagli industriali vicentini, presenti anche in Athesis, editrice sia del quotidiano vicentino che di quello veronese, nonché di Tele Arena. È il preludio di futuri accordi per unire Verona e Vicenza alla cordata ex Gedi che potrebbe così coprire un’area che va da Verona a Trieste? È presto per dirlo. Comunque nel mondo televisivo del Nord Est la posizione leader è saldamente appannaggio di Medianordest (55 per cento degli ascolti) con Rete Veneta, Antenna 3, Telenordest e Tele 4 Nordest, che coprono da Vicenza-Bassano a Trieste.
IL POTERE DI ZAIA – In Veneto non c’è foglia che si muova senza che il governatore Luca Zaia lo sappia. Figuriamoci per la possibile compravendita di sette testate. Quando i giornalisti scioperarono a metà febbraio, il presidente leghista della Regione Veneto disse: “È necessario che i protagonisti coinvolti compiano ogni sforzo per evitare il rischio che queste storiche testate del gruppo possano andare incontro ad un ridimensionamento del proprio ruolo”. Il 27 febbraio fu lui a confermare ai cdr l’esistenza della trattativa, quando il gruppo Exor non aveva ancora ammesso nulla. “Marchi mi ha chiesto un incontro tre settimane fa – aveva detto – e mi ha informato che c’era l’interesse da parte di un gruppo di imprenditori veneti e friulani di acquistare le testate Gedi. I nomi che mi ha fatto sono di aziende affidabili. Sinceramente non pensavo che la trattativa fosse così avanzata. Da presidente della Regione non tifo per nessuno, ma auspico un esito positivo che dia una prospettiva solida dal punto di vista occupazionale e della continuità editoriale per garantire la copertura informativa della nostra realtà”. Ottenuta la copertura politica, Enrico Marchi ha spostato le sue pedine verso la mossa finale.
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