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L’avventura di Domani è iniziata meno di tre anni fa, ma è un fatto che il periodo che stiamo vivendo è già epocale. Il primo editoriale del nuovo direttore di Domani

L’avventura di Domani è iniziata meno di tre anni fa, ma è un fatto che il periodo che stiamo vivendo è già epocale. Prima la sconvolgente pandemia del Covid e la conseguente crisi economica, poi l’aggressione imperialista della Russia contro l’Ucraina che sta cambiando gli equilibri del pianeta. In Italia anche le ultime elezioni politiche sono state uno spartiacque decisivo.

Per la prima volta nella storia della Repubblica un partito che fa riferimento diretto all’esperienza fascista è riuscito a conquistare la guida del governo. Da Mario Draghi a Giorgia Meloni, il voto-testacoda del 25 settembre 2022 segna un passaggio radicale, fino a poco tempo fa impensabile. Mentre la stampella “moderata” che fa capo a Forza Italia rischia di scomparire (auguri a Silvio Berlusconi), i tentativi della nuova premier di nascondere l’estremismo ontologico del suo governo vengono quotidianamente demoliti dal “richiamo della foresta” della sua classe dirigente.

In soli sette mesi la faccia feroce della destra si è mostrata nella gestione disumana della tragedia dei migranti di Cutro. Nel revisionismo ignobile della Resistenza da parte del presidente del Senato Ignazio La Russa. Negli attacchi ai diritti civili, come nel caso del divieto per le coppie omogenitoriali di riconoscere i loro figli. Iniquità palesatasi pure nelle scelte di politica economica, i cui provvedimenti sembrano scritti dallo sceriffo di Nottingham: levare ai poveri e dare ai ricchi, strizzando sempre l’occhio agli evasori.

Davanti alle mosse reazionarie di Meloni, i nostri partner della Ue e i mercati finanziari stanno per ora alla finestra. Ma l’attendismo circospetto rischia di trasformarsi presto in ostilità aperta, soprattutto se il deficit di competenze di cui soffre la maggioranza causasse il fallimento del Pnrr. L’Italia però non è solo fascio-leghismo. È un paese fondatore della Ue, democratico, con un grande popolo fatto da progressisti e liberali che rifugge il sovranismo imperante.

Compito dell’opposizione è quello di trovarsi pronta quando le contraddizioni a destra imploderanno. Il Pd ha trovato finalmente una nuova leader che sembra avere capacità e carisma per smuovere un elettorato vasto, ma troppo spesso deluso. Elly Schlein dovrà aprirsi alle energie migliori del mondo del lavoro e dell’impresa, alle donne, ai giovani e agli ambientalisti che combattono contro il climate change, agli esclusi. Ma ha stoffa, può farcela.

Domani, fondato da Carlo De Benedetti, che ringrazio per la stima e la fiducia, in questi anni ha raccontato ai lettori attraverso analisi e inchieste esclusive i nodi irrisolti del mondo complesso che viviamo, cercando di darne una disamina chiara per comprenderli meglio. Ringrazio ovviamente Stefano Feltri, che mi lascia al timone di un giornale serio ed autorevole, con una redazione eccellente, che in poco tempo è riuscita a diventare una voce influente nel panorama dell’informazione. La mia promessa è una sola: continuare a fare un giornalismo libero: per una democrazia sana è un bene prezioso come l’acqua.

© Riproduzione riservata

Emiliano Fittipaldi

Nato nel 1974, è direttore di Domani. Giornalista investigativo, ha lavorato all’Espresso firmando inchieste su politica, economia e criminalità. Per Feltrinelli ha scritto “Avarizia” e “Lussuria” sulla corruzione in Vaticano e altri saggi sul potere.

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