Il sacro “tremendo e fascinoso”, nel tripudio simbolico della processione del Venerdì Santo a Taormina – “liturgia” condivisa da una comunità sempre nuova, sinodale, ovvero in cammino, che vede protagoniste le “donne” della Congregazione del Varò – e quanto è stato disvelato ai numerosi giornalisti giunti da tutta la Sicilia alla scoperta di una tradizione unica nel suo genere.
Comunicare il sacro: “Il Venerdì Santo a Taormina”. La Seconda edizione destinata alla formazione dei giornalisti e aperta al pubblico, svolta giovedì 30 marzo 2023, ha centrato in pieno gli obiettivi, suscitando interesse e una qualificata partecipazione.
Il corso è stato promosso dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e organizzato dall’Ucsi Sicilia e si è svolto nel cuore di Taormina, nella suggestiva Chiesa di San Giuseppe.
“Il valore e la novità dell’evento”, è quanto hanno sottolineato, in apertura , in forma corale, Santino Franchina, Consigliere nazionale Ordine dei giornalisti, Salvatore Di Salvo, Segretario nazionale Ucsi e Tesoriere regionale Odg Sicilia, e Domenico Interdonato, Presidente UCSI Sicilia.
Il Prof. Don Paolo Buttiglieri, docente di Comunicazione Sociale, Università Pontificia Salesiana, giornalista, responsabile del Progetto e consulente ecclesiastico UCSI Sicilia ha illustrato le motivazioni della scelta della Processione di Taormina. L’iconica rappresentazione della dialettica “luce e tenebre”, innanzitutto, di marca giovannea, inoltre il protagonismo dell’”universo donna”, che da Eva, passando per Maria, giunge ai confini del nostro tempo e trova luogo storico in una processione “ecumenica” , “sinodale”, aperta dalla croce di Cristo “Monogramma dell’Eterno mistero” e ipostasi dell’augustum.
Mons. Carmelo Lupo’, Parroco: San Nicolò di Bari, dell’Arcipretura di Taormina, ha sottolineato le condizioni per vivere il sacro sotto l’aspetto pastorale ed ecclesiale. E’ una comunità che incontra Cristo, “per attrazione”. La “sacra rappresentazione” del Venerdì Santo, non è un mero spettacolo, bensì il mistero della vita e della morte, una liturgia che “rompe gli argini”, per aprirsi alla “sinodalità”. Cristiani che vogliono incontrare il volto di Cristo, e in esso tutte le sofferenze del mondo, accompagnati dalla Madre.
L’Avv. Vito Livadia, Postulatore delle cause dei Santi, dottorando di ricerca presso la Pontificia Università Lateranense, ha sottolineato, sotto l’aspetto giuridico, l’importanza che la Chiesa conferisce ai “sacramentali”, tra questi le processioni. La Chiesa del Varo’, la sua storia e i suoi “misteri”, la Confraternità maschile e la sua dissoluzione, la fondazione della Congregazione delle Donne del Varò e la Processione dei misteri del Venerdì Santo, i temi trattati sotto l’aspetto storico e religioso.
Nel 1933 erano 300, oggi sono 700 le donne del Varò, di tutte le età, ha precisato la Prof.ssa Lucia Lo Giudice, già docente di Filosofia e Storia presso i licei, socia della Congregazione del Varò. Un’appartenenza che si trasmette nelle generazioni che si susseguono. Molte socie vivono fuori, trovano l’occasione per un gradito ritorno ai piedi della Madre Addolorata. “La donna e la sofferenza”, binomio che accomuna le socie della Congregazione. Nei loro volti disvelati dalla luce fioca delle caratteristiche fiaccole, preparate e custodite gelosamente, persino nel trapasso terreno, si dipinge il bisogno del sacro, impastato di sofferenza. La processione diviene “l’elemento catartico”, tanto atteso.
Il Prof. Mario Bolognari, già Ordinario di Antropologia Culturale presso l’Università di Messina, Sindaco di Taormina, riferendosi al cerimoniale, delinea i tratti di una tradizione popolare che si reinventa ogni anno. Cambiano gli scenari, cambiano i soggetti, si domanda: “Chi è l’osservatore”? In riferimento, in particolare, al giornalista comunicatore. In questo inevitabile “specchiamento”, la narrazione interrelata di universi simbolici, pur partendo da intenzioni di mera interpretazione, diventa in maniera inesorabile autobiografia.
Il Dott. Antonello Piraneo, Direttore de “La Sicilia”, conclude gli interventi, sottolineando la scelta redazionale di comunicare i contenuti del sacro, attraverso le immagini e i contenuti, evitando di indugiare su aspetti esteriori, come spesso accade. La comunicazione giornalistica sostiene le altre Istituzioni che presiedono all’organizzazione degli eventi legati al sacro, come accade da tempo per la festa di Sant’Agata. Il sacro, nella comunicazione giornalistica, non necessita di un’ appartenenza religiosa, al fine dii una efficacia in termini di cosignificazione.
La visione di immagini inedite di fine anni ’90 della Processione, tratte dall’archivio di Orazio Cristaldi, Taormina, “La processione del Venerdì Santo”, montate dal documentarista Roberto Giamboi, in maniera suggestiva hanno fatto percepire l’unicità e il valore dell’evento.
Gli interventi e le testimonianze, infine, del Sig. Nino Crimi, Capo varetta del “Cristo morto”, in merito alla preparazione, della Prof.ssa Mirella Bolognari, docente di Storia dell’Arte, che ha descritto in maniera efficace il rituale della Processione, e del Sig. Tino Giammona, artista, che si è soffermato sulla storia e sulle tecniche di restauro del “Cristo morto”, hanno chiuso il pomeriggio taorminese.