- Di Sara Panarelli
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Le ultime vicende giudiziarie che coinvolgono il presidente della Regione hanno spazzato via qualunque possibilità di una ricandidatura: ora i partiti che lo sostengono prendono le distanze
In principio fu la Lega. Consumato in fretta l’amore folle che li aveva incoronati a braccetto al governo della regione, Salvini aveva mollato in fretta il suo ex pupillo, prima imponendogli candidature alle politiche e poi passando dalla fase del dispetto a quella dell’indifferenza, e nel frattempo liberandosi di due giganteschi problemi, ovvero la Sanità e i Trasporti, dopo i disastri di 4 anni di gestione leghista.
Ora, a mollare il presidente sono anche gli alleati in Sardegna, che infischiandosene della fedeltà di bandiera a 4 mori, stanno dando il benservito a Solinas uno dopo l’altro. Fratelli d’Italia, intanto, picconatori instancabili delle speranze di Solinas di poter essere di nuovo indicato per Villa Devoto: hanno detto in tutti i modi, e in tutte le occasioni possibili, che Solinas alle regionali di febbraio 2024 non sarà ricandidato.
Oggi, altro colpo alle ormai deboli certezze di Solinas. Cappellacci ha detto che ormai la legislatura è finita, lasciando intendere che non ha senso anzi creerebbe più problemi a tutti andare a elezioni anticipate, ma sottolineando e ribadendo che il passo della giunta è talmente lento che non si riuscirà non a risolvere ma neppure ad affrontare uno solo dei milioni di problemi che affliggono l’isola.
In pratica, a Solinas resta solo il suo partito sardo d’azione, ma non è detto neanche questo, visto che che alla luce dei nuovi risvolti politici potrebbe perdere la leadership pure lì.
Le vittime di tutto? I sardi. E non serve spiegare perché.
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