Insorgono gli ambientalisti in Sardegna
Premurosamente la Giunta Solinas, che amministra la Regione Sardegna, ha reso noto di aver chiesto ai ministri dell’Ambiente e dell’Agricoltura la concessione di una “proroga dell’esercizio venatorio, esclusivamente per il prelievo del cinghiale, almeno nelle quattro domeniche del mese di febbraio“. Il calendario venatorio regionale sardo 2022-2023 ha disposto la caccia al cinghiale dall’1 novembre 2022 al 29 gennaio 2023.
La motivazione, tuttavia, non piace agli ambientalisti: “Dicono che gli agricoltori lamentano danni sempre crescenti alle colture e poi che il numero dei sinistri stradali causati dai cinghiali è aumentato significativamente, fino a superare, durante il 2022, i 1.200 eventi”. Secondo, il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), non si ha notizia di un aggiornato riscontro dei danni effettivi apportati al settore agricolo dalla fauna selvatica, con particolare riferimento al cinghiale, ma sono pubblicamente disponibili solo dati risalenti a 10 anni fa, con importi decisamente modesti. Non si ha nemmeno si ha un dato aggiornato e reso pubblico sugli incidenti stradali causati dai cinghiali, che nel 2014 sono stati circa 500.
La recente indagine nazionale condotta dall’I.S.P.R.A. sulla gestione del cinghiale nel periodo 2015-2021 ha visto la stima della presenza di circa 1,5 milioni di esemplari su tutto il territorio nazionale, in crescita nonostante i circa 300mila esemplari abbattuti ogni anno (con una crescita del 45% nel periodo considerato rispetto agli anni precedenti. E un aumento dei danni in agricoltura stimati in una media annuale di 17 milioni di euro su tutto il territorio nazionale.
“La crescente disponibilità alimentare in campagna e nelle periferie urbane determinata dalle numerosissime discariche abusive, le reiterate immissioni a fini venatori, l’ibridazione con il maiale allevato allo stato brado o semi-brado e il conseguente aumento della fecondità, la caccia tutt’altro che selettiva sono i fattori dell’aumento dei cinghiali in Italia. Insomma, più fesserie umane che colpa del cinghiale – affermano dal GrIG -. Fortunatamente è stata recentemente autorizzata in Italia la sperimentazione di contraccettivi temporanei per l’ungulato, metodo che potrebbe incruentamente contenerne il numero. Secondo la recente indagine nazionale I.S.P.R.A., la Sardegna non rientra, comunque, fra le regioni dove i cinghiali hanno causato maggiori danni all’agricoltura“.
L’associazione ecologista ha, quindi, chiesto ai ministri dell’Ambiente, dell’Agricoltura e all’I.S.P.R.A. di esprimere un formale diniego alla proroga della caccia al cinghiale in Sardegna in regime ordinario per le quattro domeniche di febbraio 2023, in quanto in palese violazione del periodo massimo di caccia previsto rientrante in quel nucleo minimo di disposizioni per la salvaguardia del patrimonio faunistico.