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Salvare i migranti costa meno che aiutare gli evasori fiscali

In parlamento dovrebbe andarci anche Giorgia Meloni, con il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, cui fa capo la Guardia costiera, non soltanto quello dell’Interno Matteo Piantedosi.

Dovrebbero andare tutti a spiegare – lì o nell’inutile Consiglio dei ministri a Cutro giovedì –  che quella di far morire in mare i migranti è una scelta politica.  

Le chiacchiere sul decreto flussi sono un modo per parlare d’altro: quello strumento serve a far entrare i lavoratori stranieri, chi tenta la via del mare è perché scappa da situazioni di guerra, fame, violenza ma non ha  modo di chiedere asilo prima di arrivare in Italia (o in Europa). I corridoi umanitari sono una bella cosa, ma che muove decine o centinaia di persone, non decine di migliaia.

L’unica scelta è se salvare le persone in mare o lasciarle affogare perché mandino un messaggio a casa che è meglio non partire, così da ridurre i flussi e placare l’ansia xenofoba degli elettori di destra (e di un bel pezzo di sinistra). Tutto qui.

Sappiamo come si fa a salvare le vite: basta replicare quanto l’Italia ha fatto tra 2013 e 2014 con l’operazione Mare Nostrum lanciata dal governo Letta dopo un altro, terribile, naufragio. Era la marina militare a pattugliare il Mediterraneo, di raccordo con l’agenzia europea Frontex, e a salvare vite mentre combatteva i trafficanti.

In un anno circa di operazioni sotto l’ombrello di Mare Nostrum ci sono stati 563 interventi, 101.000 migranti soccorsi, di cui 12.000 bambini, 728 scafisti arrestati. Poiché in quell’arco temporale sono arrivati in Italia via mare circa 150.000 persone, significa che la stragrande maggioranza è stata gestita e salvata da navi coordinate dal ministero della Difesa.

Con Mare Nostrum, situazioni come quella di Crotone non si sarebbero verificate: o perché i trafficanti non avrebbero guidato il caicco in zone pattugliate dai militari, o perché le navi della marina avrebbero salvato i naufraghi senza il rimpallo di responsabilità tra chi sapeva (Frontex, Guardia di Finanza) e chi non voleva sapere o comunque ha deciso di non intervenire (la Guardia costiera di Salvini).

Sappiamo anche quanto costa: 9,3 milioni di euro al mese (dati del 2013), neanche 112 milioni all’anno. Il più piccolo dei condoni fiscali del governo Meloni (l’ennesima rottamazione delle cartelle esattoriali) costa giusto 264 milioni in due anni, quindi 132 all’anno.

Davvero riuscite a dormire la notte voi che preferite salvare gli evasori invece che i bambini siriani e afghani?

Ai tempi di Mare Nostrum c’era l’orgoglio di essere quelli che, nell’indifferenza dell’Europa, salvavano tutti.

A guardare quelle bare allineate del palasport di Crotone c’è veramente da vergognarsi di essere italiani.

© Riproduzione riservata

Stefano Feltridirettore

Nato a Modena nel 1984. Ha studiato economia alla Bocconi con l’idea di fare il giornalista. Ha lavorato per la Gazzetta di Modena, Radio24, il Foglio, il Riformista e poi dal 2009 al Fatto Quotidiano, di cui è stato prima responsabile dell’economia e poi vicedirettore. Nell’estate 2019 si è trasferito negli Stati Uniti per lavorare e studiare alla University of Chicago – Booth School of Business, dove ha curato il sito ProMarket.org dello Stigler Center diretto dal professor Luigi Zingales. Ora è direttore di Domani.

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