Erano stati chiesti più di 150 anni di carcere per i 29 imputati per la tragedia dell’Hotel Rigopiano, ma il Gup del Tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea ha deciso in maniera diversa: assoluzione perché «il fatto non sussiste». Solo il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, è stato condannato a due anni e otto mesi, con solo altre quattro persone con pene sempre lievi. L’accusa aveva chiesto per lui, sindaco attuale e all’epoca del disastro, 11 anni e 4 mesi. Assolti, invece, l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo e, l’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco.
Per i parenti delle vittime una sentenza inaccettabile. Dopo la lettura della sentenza è stato il caos in aula. Per chi è stato condannato le pene sono state molto più basse di quelle richieste. «Vergogna vergogna. Ingiustizia è fatta. Assassini. Venduti. Fate schifo», hanno urlato i parenti delle vittime alla lettura della sentenza. Alcuni sono stati trattenuti a stento dalle forze dell’ordine.
Giampaolo Matrone, pasticcere romano che a Rigopiano ha perso sua moglie Valentina ed è rimasto per 62 ore sotto la valanga, ha parlato ai cronisti: «Una sentenza schifosa, al posto nostro ci dovevano stare tutte quelle persone. Soprattutto quel giudice, brutto sporco, non mi interessa se prendo una denuncia. Dopo Rigopiano non mi interessa più niente. Io non ho più lei. Sono rimasto traumatizzato fisicamente e mentalmente. Mia figlia non ha più la mamma e mi sento una sentenza del genere? Sono stato 62 ore là sotto e sfido chiunque qua dentro e soprattutto il giudice, se resiste un minuto. Stasera quando si mette a dormire il giudice si deve ricordare di me e di tutte le mamme che oggi stavano in aula e stanno piangendo disperate. Questo è uno schifo, è una seconda morte. Per sei anni non è stato fatto niente per noi».
Nell’hotel Rigopiano di Farindola, travolto e distrutto, il 18 gennaio 2017, da una valanga, morirono 29 persone. I reati ipotizzati erano: dal disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni plurime colpose, falso ed anche depistaggio ed abuso edilizio.
Il Procuratore Giuseppe Bellelli nella requisitoria aveva auspicato «una sentenza che in nome della Costituzione e del Popolo Italiano affermi il modello di Amministratore Pubblico che aveva il dovere di prevedere il peggio ed evitare la tragedia». I difensori avevano puntato sull’assoluta imprevedibilità dell’evento.
I condannati sono il sindaco Lacchetta Ilario per omicidio plurimo colposo per la «omissione dell’ordinanza di inagibilità e di sgombero dell’Hotel Rigopiano», Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, responsabili come dirigenti della Provincia per la loro condotta relativa al «monitoraggio della percorribilità delle strade e alla pulizia notturna dalla neve». Sei mesi di reclusione ciascuno per falso l’ex gestore dell’albergo della Gran Sasso Resort Bruno Di Tommaso e il redattore della relazione tecnica di intervenire sulle tettoie e verande dell’hotel Giuseppe Gatto.
Altre storie di Vanity Fair che ti possono interessare:
– «Qui c’è stata una valanga!». Gli audio choc di Rigopiano
– Rigopiano, «Quelli dell’hotel non devono rompere». L’intercettazione schock