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Più che Putin, Zelensky deve temere Amadeus

L’enorme pasticcio del caso Zelensky-Sanremo si è arricchisce di un nuovo momento di imbarazzo, per bocca del conduttore del Festival. In un’intervista a Chi (in edicola stamattina), Amadeus non nasconde la preoccupazione […]

(DI TOMMASO RODANO – Il Fatto Quotidiano) – L’enorme pasticcio del caso Zelensky-Sanremo si è arricchisce di un nuovo momento di imbarazzo, per bocca del conduttore del Festival. In un’intervista a Chi (in edicola stamattina), Amadeus non nasconde la preoccupazione per l’intervento del presidente ucraino, ma prova a “dettargli” la linea: “Siamo in contatto – dice Amadeus –, (Zelensky) ha chiesto di essere presente con un messaggio registrato. Deve essere un messaggio di pace, andrà in onda nella serata del sabato dopo le 28 esibizioni dei cantanti in gara. Comprendo e non mi meraviglio che il suo intervento possa dividere, ma tutte le guerre sono orribili e abbiamo il dovere di non dimenticarlo”.

È quel “deve” che fa una strana impressione, come se il conduttore di Sanremo avesse la facoltà di scegliere le parole che pronuncerà il presidente di uno Stato in guerra. Amadeus non è nemmeno il primo, in Rai, a pretendere che l’intervento di Zelensky sia in qualche modo controllato, visto che dal consiglio d’amministrazione di lunedì è emersa la richiesta che il video del leader ucraino sia visionato dall’ad Carlo Fuortes prima della messa in onda. Cadute di stile che tradiscono l’angoscia e l’approssimazione con cui la Rai sta affrontando un caso che continua a gonfiarsi giorno dopo giorno.

Paradossalmente, a suggerire una possibile via d’uscita a Viale Mazzini è stata l’associazione umanitaria “Un Ponte per”. Ieri i suoi presidenti, Alfio Nicotra e Angelica Romano, hanno lanciato questa proposta: invece di dare la parola a Zelensky, perché non ospitare sul palco dell’Ariston le voci di dissidenti e obiettori di coscienza russi e ucraini? Un’idea già suggerita domenica dall’arcivescovo Giovanni Ricchiuti nell’intervista al Fatto, rilanciata dall’associazione umanitaria con una lettera aperta ad Amadeus e ai vertici della Rai: “Ci limitiamo a constatare che Zelensky gode di una copertura mediatica senza precedenti – si legge –. Al contrario ci sembra che la testimonianza, espressa a rischio della vita e della propria libertà, di migliaia di obiettori di coscienza ucraini e russi, sia stata completamente ignorata dalla Tv pubblica e dal sistema mass mediatico italiano ed europeo. Non dovrebbe una manifestazione artistica del peso di Sanremo dare voce e sostegno a chi si rifiuta di imbracciare un fucile e di sparare a un proprio fratello?”.

“Un Ponte per” suggerisce anche i nomi di chi potrebbe essere coinvolto: “Sono ragazzi giovanissimi, come il russo Alexander Belik, o gli ucraini Vitaliy Vasyliovych Alekseienko e Andrii Kucher, che nel delirio dell’isteria nazionalista scelgono di anteporre alla logica barbara delle armi il ripudio della guerra, la necessità di risolvere il conflitto con la forza del dialogo, dell’ostinato negoziato e del faticoso lavoro diplomatico”.

Intanto il mondo cattolico continua a trainare le piazze pacifiste: domenica scorsa le diocesi di Treviso, Padova e Vicenza hanno mobilitato un corteo arcobaleno di tremila persone che ha attraversato Bassano del Grappa e si è raccolto nel paese vicentino per la messa conclusiva. E continuano i preparativi per la marcia straordinaria Perugia-Assisi nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, il primo anniversario della guerra in Ucraina.

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