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Murale della Meloni che stringe la mano a Messina Denaro, indagato per vilipendio writer – Il Riformista

Addio libertà di espressione

Francesca Sabella — 17 Febbraio 2023

Murale della Meloni che stringe la mano a Messina Denaro, indagato per vilipendio writer

Vilipendio delle istituzioni. È l’accusa mossa al writer Evyrein, reo di aver realizzato, in Via Marsala a Padova, un murale che ritrae Giorgia Meloni e Matteo Messina Denaro mentre si stringono la mano. Sopra di loro campeggia la scritta: in Bonafede (nome e cognome utilizzato dal super boss di Cosa Nostra negli ultimi anni della sua latitanza). Ovviamente il disegno e il titolo dell’opera vogliono sostenere che ci sia stata una trattativa Stato-Mafia dietro la cattura dell’ultima primula rossa. Una provocazione per smontare gli entusiasmi di quanti avevano gioito per l’operazione lunga e difficile dei Ros che aveva portato il 16 gennaio mattina alla cattura di Messina Denaro.

Qualche giorno dopo, nella notte tra il 22 e il 23 gennaio era apparsa l’opera, cancellata subito dopo. O meglio, il disegno era stato rimosso ma non la scritta ancora ben leggibile. Disegno che non è passato inosservato e sul quale la Procura ha deciso di aprire un’inchiesta. Ora il writer rischia una multa da 1.000 a 5.000 euro, ma la macchina investigativa è già partita e i Carabinieri hanno già perquisito la sua abitazione. Mi è sembrato tutto un po’ esagerato. La perquisizione a quell’ora, poi mi hanno condotto in Questura quando erano le 7 e mi hanno fatto le foto segnaletiche e uno screening che neppure in ospedale. Non che siano stati scortesi o altro, però è tutto surreale, esagerato”, ha commentato l’artista, come riporta il sito PadovaOggi.

E un po’ esagerato pare pure a noi, era un’opera di street artist, e se non ricordiamo male in Italia c’è ancora libertà di pensiero, di stampa e di espressione. Il writer, come pure molti esponenti politici, opinionisti e giornalisti ha solo voluto dire la sua, ovvero: lo Stato ha trattato con la mafia. Si può non essere d’accordo con questa teoria, prontamente smentita da Giorgia Meloni il giorno dell’arresto del boss, ma non si può essere d’accordo con la censura e limitazione della libertà di espressione.

Mi hanno sequestrato un iPad, i vestiti usati la notte del 22 gennaio, delle tag e degli stencil. Poi mi hanno portato in Questura. Non mi era mai successoha aggiunto l’artista, dicendosi stupito dell’accusa di vilipendio. Non so neppure pronunciarla quella parola, mi sembra tutto assurdo. È stato anche chiesto al proprietario del muro dove era apparso lo stencil se voleva denunciarmi. Non ne ha voluto sapere“. Non ne ha voluto sapere perché forse ha avuto un po’ di buon senso, lo stesso che è mancato ai magistrati quando hanno deciso di indagare un artista che esprimeva un’idea.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Affascinata dal potere delle parole ha deciso, non senza incidenti di percorso, che sarebbero diventate il suo lavoro. Segue con interesse i cambiamenti della città e i suoi protagonisti.

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