Tramatza
Dicono no al massimale di 1800 pazienti e chiedono più soldi
Porteranno subito un documento in Regione chiedendo che in Sardegna si riveda l’organizzazione della medicina di base. I medici di famiglia di tutta l’isola, riuniti questo pomeriggio a Tramatza hanno dato sfogo al loro malcontento e descritto una situazione di estrema precarietà e gravità.
Dicono no alla decisione di un innalzamento del massimale da 1.500 a 1.800 pazienti. Chiedono sia inserita nel contratto integrativo regionale un’indennità che consenta loro di dotarsi di un infermiere e una segretaria di studio. Soprattutto lamentano le funzioni attribuite, con un considerevole aggravio. Tra queste, ad esempio, la compilazione dei piani terapeutici.
“Ce li hanno calati così, senza neppure organizzare un corso”, ha lamentato Paolo Arca, medico di base di Olbia, riferendo anche delle diverse incombenze burocratiche alle quali oggi in Sardegna un medico di base deve fare fronte.
Massimo Putzu, altro medico di base di Olbia, ha criticato l’istituzione delle cosiddette Case della salute: “In altre Regioni dove sono partite, sono scatoloni vuoti, costati denari del Pnrr serviti solo per pagare le strutture”.
“Voglio dire ai cittadini che fra cinque anni andranno in pensione la metà dei medici di famiglia che oggi hanno più di 60 anni”, ha affermato Luciano Congiu, medico di base di Elmas. “Se non si interviene immediatamente a riorganizzare il lavoro in maniera razionale, si perderà questo fondamentale servizio per la comunità”.
“I giovani medici quando devono scegliere tra una carriera che non ha sbocchi e che ha un compenso non soddisfacente, o una specializzazione che permette di lavorare all’estero, preferiscono quest’ultima soluzione”.
Tanta è l’esasperazione che questo pomeriggio a Tramatza qualcuno ha parlato di assumere anche una clamorosa azione di protesta. Di certo si sta valutando la possibilità di dare vita a un’associazione perché i medici di base dicono di non sentirsi più rappresentanti dai sindacati di categoria.
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