Narrazioni. Palestrato, rifatto eppure uguale a quello degli identikit: introvabile. Per Salvini ora che è dentro si può fare il Ponte sullo Stretto. MMD, che andava al supermercato, al bar, al ristorante a viso scoperto, si è scattato un selfie con un medico […]
(DI DANIELA RANIERI – Il Fatto Quotidiano) – Vi sono dei dettagli di cronaca nella vicenda della latitanza e della cattura di Matteo Messina Denaro che disegnano l’antropologia di una nazione. Incredibili, allarmanti, comici, fatui o disperanti, italianissimamente italiani, eccone una silloge.
MMD, che andava al supermercato, al bar, al ristorante a viso scoperto, si è scattato un selfie con un medico. Il selfie ci tormenta. Chi ha chiesto lo scatto? Il boss al medico, per la riuscita delle cure? Sarebbe folle: la foto finisce su Facebook e qualcuno ti riconosce. Il medico al paziente sapendolo Andrea Bonafede? Incredibile. Il medico al paziente sapendolo MMD, come fosse una rockstar? Raccapricciante. (Corollario: nessuno è immune al narcisismo del selfie, nemmeno il maggior latitante italiano).
A proposito di narcisismo. Il ministro dell’Interno Piantedosi una settimana prima rispondendo a una domanda su un eventuale arresto di MMD: “Mi auguro di essere il ministro che raccoglierà il lavoro di altri, forze di polizia, magistratura…”, atteggiandosi molto: “Non posso dire niente…”. Dopo l’arresto: “Vivo l’emozione di essere il ministro che ha visto compiersi l’ultimo grande arresto di un grande boss di mafia e penso a più di 30 anni fa, allorquando muovevo i primi passi nell’amministrazione dell’Interno…”. Ci dica di più, ministro.
Da anni si favoleggia su una plastica facciale che ne avrebbe alterato i connotati (gli esperti: potrebbe aver modificato il vermiglio, l’arco di Cupido, gonfiato le labbra, “le più gettonate nei ritocchi estetici”), il che alimentava (e giustificava) il mito del criminale imprendibile. Niente affatto: MMD non aveva cambiato nemmeno la montatura degli occhiali. Era un identikit ambulante di sé stesso e nessuno lo ha mai identificato.
A scanso di equivoci, il boss, appena vede i carabinieri, gli dice: “Sono Matteo Messina Denaro”, per accertarsi di venire riconosciuto.
Una settimana prima: “Il giovane polacco presunto autore dell’accoltellamento alla stazione Termini preso in poche ore grazie al riconoscimento facciale”.
Il medico curante di MMD, già candidato con l’Udc e col Popolo delle libertà, era anche il medico curante del prestanome Andrea Bonafede. Prescriveva ricette e impegnative a due persone diverse con le stesse generalità? O solo al vero Bonafede, che poi le passava al boss? Ma chi si presentava allo studio? E chi esibiva il tesserino sanitario? Ricordatevene quando il medico vi fa problemi per qualche prescrizione.
“Si scambiava messaggini con le pazienti” (quanto a relazioni sociali era più disinvolto di molti di noi).
La carta d’identità di MMD era quella del geometra Bonafede, con la foto sostituita. Centinaia di film americani basati sul nulla: “Bastano un biadesivo e timbri da cartoleria”, dice l’impiegato comunale che ha vidimato la carta.
Vanità. MMD non diceva di essere un geometra, come da documento, ma un medico in pensione. “Un anziano una volta ha aggiunto una richiesta alla bizzarra spiegazione del super latitante che si fingeva dottore: ‘La prossima volta le devo chiedere un consiglio per un dolore alla gamba’. Il consulto non ci sarà”, riferisce Il Messaggero.
Un rappresentare delle Forze dell’ordine a La7: “In effetti a guardarlo bene sembrava simile alla sua renderizzazione, ma solo se lo guardavi molto attentamente, altrimenti sembrava una persona qualsiasi”. L’identikit era sui giornali e in tv da 30 anni. Decine di segnalazioni a Chi l’ha visto?, anche da Dubai, dove l’imprenditore siciliano Mister M. sembrava proprio MMD, come molti altri tranne lui.
“Il medico di Messina Denaro è massone, il Grande Oriente d’Italia lo sospende” perché indagato. Fosse parlamentare, resterebbe tranquillamente in carica.
“Se pure per strada l’avessi riconosciuto, non so se l’avrei denunciato. A me non ha mai fatto nulla” (voci raccolte dal Corriere). Sciascia, dove sei?
All’entrata nel carcere di L’Aquila gli chiedono: “Precedenti?”. E lui: “Fino a stanotte ero incensurato”. Ilarità sui giornali. (Tra le altre cose, è stato condannato all’ergastolo per aver fatto sequestrare, strangolare e sciogliere nell’acido in un bidone un ragazzino di 12 anni).
“Ricordo la sua pronuncia sbagliata quando diceva ‘pissicologo’”, riferisce Roberto, addetto della clinica.
“Ha tre tatuaggi: 8 ottobre 1981, la frase Tra le selvagge tigri e il motto Ad augusta per angusta”. Chi lo ha detto ai giornali? I funzionari del carcere? Lo hanno visto nudo? Contro la sua volontà? O glieli ha mostrati lui? Perché?
“Palestrato”.
Salvini twitta: “Dopo l’arresto di Messina Denaro, la svolta sarà il Ponte sullo Stretto”. L’unico legame tra ponte e mafia è quello che viene in mente alle persone raziocinanti, dunque non a Salvini, per il quale la mafia è scomparsa.
Giorgia Meloni parte immediatamente e inutilmente per Palermo. “È una giornata storica”, dice “in raccoglimento” davanti alla stele di Capaci, come avrebbe potuto dire anche da Roma. Proporrà, dice, il 16 gennaio come giornata nazionale della lotta alla mafia (sebbene sia più corretto “giornata nazionale degli arresti eccellenti spacciati come arresti del governo Meloni”).
Totò Schillaci che si trova nella clinica al momento dell’arresto. “Il capocannoniere ai Mondiali del 1990 con la maglia azzurra testimone inconsapevole”, dice l’Ansa.
Il giorno dopo il min. della Giustizia Nordio, per cui “i mafiosi veri non parlano al telefono”, tuona al Senato contro “l’abuso delle intercettazioni”, completamente fuori fase (MMD è stato preso anche grazie alle intercettazioni). I fan di Nordio (di destra e Sesto Polo): “Giusto intercettare i boss mafiosi. No agli abusi”. Non farebbero prima a dire “si può intercettare chiunque tranne me, i miei cari e i miei complici?”.
Il Procuratore generale di Palermo Lia Sava: “Veste Armani ma resta uno stragista”.
Vanità #2. “Un giorno venne in clinica con una camicia molto originale. Sul cotone erano dipinte delle angurie. Glielo dissi e lui rispose che valeva 700 euro. Rimasi stordito”, dice l’addetto della clinica.
Bruno Vespa a un inquirente: “Ma, secondo quanto voi potete capire, le donne andavano con Bonafede o con Messina Denaro?”.
Matteo Renzi su Twitter: “Ho letto che i carabinieri che hanno catturato Messina Denaro avevano in ufficio la poesia della piccola Nadia Nencioni. Per noi fiorentini “la piccola poetessa” come la chiamò Luzi è nel cuore della città per sempre. Qui il pezzo di #FirenzeSecondoMe in cui spiego il perché”. Incommentabile. Dalla bambina morta in una strage di mafia alla pubblicità al proprio documentario: quando uno ha il senso degli affari.
Incredibilmente, e con gran dispetto dei media padronali, Matteo Messina Denaro non percepiva il Reddito di cittadinanza.