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La società della sorveglianza: dal Big Brother ai Big Data – Pierpaolo Sicco

Sorvegliare è una delle tante funzioni del potere. Il potere politico, si intende, si è sempre fondato su una relazione asimmetrica. In ogni tipologia di regime, il rapporto governanti-governati è una variabile costante. A cambiare sono, per così dire, le forme di questo rapporto.

L’asimmetria insita nella nozione di potere implica un rapporto di subordinazione, che rimane costante, al variare delle forme e delle strutture istituzionali tipiche della monarchia, dell’oligarchia e della democrazia.

Sorveglianza figlia della modernità

La sorveglianza è un dispositivo, una tecnologia che permette al potere di controllare il corpo sociale. L’efficacia pervasiva di questo strumento è iniziata ad essere scoperta, e quindi gradualmente implementata, a partire dal processo di trasformazione che segnò il passaggio dall’economia agricola feudale alla società industriale moderna.

Fu in quel preciso punto di torsione che il potere iniziò ad implementare le forme del controllo sociale attraverso l’affinamento e l’imposizione delle pratiche disciplinari. Si può dire dunque, senza esitazione, che la sorveglianza è figlia della disciplina. E che la disciplina è a sua volta figlia, o comunque sorella minore della modernità. 

Perché con la disciplina, si entra in una nuova economia del potere. Un’economia fatta di tattiche sottili, di costrizioni velate, di imposizioni discrete. Un’economia, anche, che inizia a diventare efficiente puntando all’infinitamente piccolo: al singolo individuo, al singolo corpo.

Controllo di spazio e tempo

È una storia, questa, raccontata da Michel Foucault nel suo libro più importante: “Sorvegliare e Punire”. In quel volume, centrale è appunto l’elemento della disciplina, che è strettamente collegata alla sorveglianza.

Perché è attraverso degli specifici principi di organizzazione e controllo dello spazio-tempo che i poteri disciplinari riescono ad ottenere il meglio dalle unità che devono prendere in carico: siano essi scolari, operai, malati o detenuti, poco importa.

Primo: che lo spazio sia ben chiuso e delimitato, distribuito sulla base di criteri fisici e funzionali: caserme, ospedali, scuole, fabbriche, prigioni devono tutte essere isolate dal mondo esterno e devono potere essere costruite in modo da tale da rispondere alle esigenze di chi vi soggiorna. Che sia per lavorare, apprendere, guarire, scontare una pena è elemento secondario.

Secondo: che le azioni da compiere siano scandite lungo tutto l’arco della giornata, con una rigida tabella di marcia che scompone l’atto in gesti e movimenti che lo compongono: ad esempio, tutte le mattine gli operai entrano in fabbrica e prima di iniziare il lavoro, si detergono le mani.

Terzo: per far sì che il primo e il secondo principio reggano, è necessario un rigido sistema di controllo e di sorveglianza, affinché tutte le funzioni siano assolte nel minor tempo possibile e con la maggiore efficacia.

Controllati e controllori

Ma accanto al ruolo dei controllori e dei sorveglianti formali (infermieri negli ospedali, bidelli nelle scuole, capi cantiere nelle fabbriche) è necessario che il sistema possa tenere “da solo”. Mi spiego meglio: creando delle gerarchie all’interno di coloro che dovrebbero essere sorvegliati, differenziandone i compiti, essi diventeranno contemporaneamente controllati e controllori.

Ed è questo lo schema su cui si fonda tutta l’architettura della società moderna e postmoderna. Nei luoghi di lavoro di oggi il semplice impiegato non sarà certo controllato dal ceo. Ci saranno una miriade di ruoli e quadri intermedi che permetteranno alla sorveglianza di divenire quella che Foucault chiamava “sorveglianza gerarchica”.

Il prezzo: la disciplina

Può sembrare inquietante, ma questo è il lato oscuro, l’altra faccia della medaglia delle grandi rivoluzioni figlie dell’Illuminismo. Si può dire che la Rivoluzione francese e l’Illuminismo lasciarono in dote un sistema giuridico fondato sull’egualitarismo ed un sistema politico basato sulla rappresentanza democratica. 

Ma ci fu un prezzo da pagare, quasi come il costo del rogito notarile che figuratamente ci consentì di ereditare lo stato di diritto e la democrazia. Quel costo fu la disciplina: l’insieme delle pratiche disciplinari che iniziarono a pervadere l’intero tessuto sociale diventandone l’ossatura portante.

E se il diritto è uguaglianza allo stato puro, la disciplina è essenzialmente asimmetria. Implica un rapporto che non è mai alla pari, ma si fonda sempre su un surplus di potere che produce continuamente un sapere. Non casualmente Foucault definì la disciplina come un “contro-diritto”.

Vista da questo punto di vista, la società industriale è dunque una società della sorveglianza, del Big Brother immaginato da George Orwell nel suo capolavoro, “1984”

Che cos’è invece la nostra società? Se è vero che siamo nell’era postindustriale, nel capitalismo dell’informazione e dei servizi, siamo quindi al riparo dall’occhio vigile del Grande Fratello? La riposata è purtroppo negativa.

Innanzitutto, perché i meccanismi disciplinari non sono del fatto finiti. Le scuole, le caserme, le fabbriche e persino le prigioni – potrà sembrare banale – esistono ancora. E dunque siamo ancora perfettamente dentro quel costante meccanismo di classificazione, differenziazione, gerarchizzazione – e quindi sorveglianza – che gli spazi disciplinari continuano ad esercitare.

Ma c’è qualcosa di più: il Big Brother non sarà finito, ma nel frattempo sono subentrati i Big Data. Vale a dire i milioni e miliardi di dati che ogni giorno gli abitanti della Terra producono – e di cui lasciano traccia – sugli smartphone, tablet, pc.

La sorveglianza nell’epoca digitale

I dati sono il nuovo petrolio: con essi le grandi compagnie digitali hanno potuto costituire il comparto commerciale più ricco al mondo. Attraverso la ricchezza accumulata stanno sperimentando ed accumulando nuove tecnologie – come l’Intelligenza Artificiale – per quella che sarà l‘evoluzione della società digitale, vale a dire la cyber society

Nel frattempo, la sorveglianza non è certo diminuita. Anzi sta diventando sempre maggiore, tant’è che oramai degli accurati filtri conoscono in anticipo quale film vorremmo vedere su Netflix, quale libro vorremmo acquistare su Amazon

Nel nuovo ecosistema digitale rappresentato dalle piattaforme è ancora perfettamente funzionante lo schema della “sorveglianza gerarchica”: ognuno di noi può allo stesso tempo vedere ed essere visto, controllare ed essere controllato (come ad esempio, nelle app che funzionano con la geolocalizzazione).

Un controllo macroscopico e microscopico

Inoltre, sembra che nella società digitale il controllo sia costante ed ininterrotto. Al controllo macroscopico che subiamo a scuola, nei luoghi di lavoro, si aggiunge quello microscopico incorporato nei nostri iPhone: quanti passi abbiamo fatto, quante calorie sono state consumate, quanti i gradini saliti, con tutto quello che implicano. 

Potemmo dire quindi che il controllo non diminuisce, ma anzi aumenta, con un aggravante: diventa anche autocontrollo, autosfruttamento, auto-esasperazione. E allora, prima di liberarci dal più grande Grande Fratello della Silicon Valley, dovremo iniziare anche a liberarci, prima di tutto, da noi stessi.

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