jacinta-ardern-lascia-'esausta',-quando-la-famiglia-vince-sulla-politica

Jacinta Ardern lascia 'esausta', quando la famiglia vince sulla politica

19 gennaio 2023 | 19.49

LETTURA: 4 minuti

Dal congedo alle dimissioni, le scelte di altri leader

alternate text
Jacinta Ardern – (Afp)

”Sono umana”, ha detto la premier neozelandese Jacinda Ardern dopo aver annunciato le sue prossime dimissioni e appena prima di chiedere al compagno “di sposarsi, finalmente”. ”Sono esausta”, ha detto in un’ammissione di stanchezza per il ruolo istituzionale ricoperto, ma anche di consapevolezza di voler dedicare più tempo per la famiglia e di sposarsi, dopo aver rinviato le nozze a causa delle restrizioni decise dal suo governo per far fronte alla recrudescenza dell’epidemia di Covid-19.

Sei anni fa il suo predecessore, l’allora premier della Nuova Zelanda John Key, si era dimesso citando anche lui ”motivi familiari”. In particolare aveva detto che il suo incarico aveva richiesto grandi sacrifici “da parte di coloro che mi sono più cari”, che sua moglie Bronagh aveva sopportato “molte notti solitarie” e i suoi figli Stephie e Max erano stati sottoposti a “straordinari livelli di esposizione mediatica”. Riconoscendo il ”sacrificio di Bronagh durante il mio periodo in politica”, Key aveva detto che ”ora è il momento giusto per me di fare un passo indietro nella mia carriera e di trascorrere più tempo a casa”.

Senza arrivare a dimettersi, prima di lui il ministro della Difesa finlandese Antti Kaikkonen non ha esitato a prendersi un congedo parentale di due mesi per accudire il figlio di sei nel bel mezzo della crisi di sicurezza relativa alla minaccia posta dalla Russia. Questo avveniva lo scorso dicembre e Kaikkonen è ancora in congedo, nonostante la Finlandia sia impegnata nella difficile partita per l’adesione alla Nato che vede la Turchia remare contro. “I bambini rimangono piccoli solo per un momento, e voglio ricordarlo in modi diversi dalle semplici foto”, ha twittato Kaikkonen, assicurando che la sicurezza della Finlandia “sarà in buone mani”.

A fare scuola, sempre in Finlandia, nel 1998 è stato l’allora primo ministro Paavo Lipponen, che prese un congedo parentale, seppure più breve. I due non sono comunque un caso isolato nei Paesi nordici dell’Europa. A fine 2020 in Danimarca il ministro delle Finanze Nicolai Wammen ha preso un congedo parentale affermando che suo figlio aveva “visto suo padre per lo più in tv”. Il suo esempio in Danimarca è stato seguito dai ministri dell’Immigrazione, Mattias Tesfaye, e della Cultura, Joy Mogensen.

Nell’aprile dello scorso anno si è invece dimessa per prendersi cura del marito, a cui era stato diagnosticato un tumore al cervello, la ministra degli Esteri e vice premier del Belgio Sophie Wilmes. Una decisione presa in accordo con il primo ministro belga Alexander De Croo che ha chiesto per lei “il massimo rispetto”. Wilmès era stata primo ministro del Belgio tra il 2019 e il 2020 e aveva sposato l’ex calciatore australiano Chris Stone nel 2009, dal quale ha avuto tre figlie. “Essere ministro richiede rigore, disponibilità e un impegno totale che non mi permetterebbero di fornire l’aiuto e il conforto di cui Christopher e i nostri figli avranno bisogno in questo periodo difficile”, aveva scritto su Twitter la vice premier. Le sue dimissioni, inizialmente temporanee, sono state formalizzate in modo definitivo a luglio.

Dopo aver ricevuto notizie ”devastanti” sulla sua famiglia, in Gran Bretagna, a gennaio di due anni fa, ha rassegnato le sue dimissioni la ministra dell’Edilizia Kelly Tolhurst. In una lettera inviata allora primo ministro Boris Johnson, la deputata conservatrice di Rochester e Strood, 42 anni, ha annunciato la decisione presa ”dopo una profonda riflessione e molte considerazioni” di lasciare l’incarico per trascorrere “tempo prezioso” con i suoi cari nei “prossimi mesi”. Una notizia accolta ”con tristezza” da Johnson.

Per riuscire ad avere ”più tempo per la famiglia” ha rinunciato alla politica anche Sigmar Gabriel, ex leader del Partito socialdemocratico (Spd) già ministro degli Esteri e vice cancelliere della Germania. Nel gennaio del 2017 la sua decisione di farsi da parte – dopo che già mentre era al governo si era ‘preso’ il pomeriggio del mercoledì per stare con la figlia piccola – annunciando che non si sarebbe ricandidato alle elezioni del Bundestag e che avrebbe rinunciato alla presidenza dell’Spd, ha portato alla leadership del partito fino al 2018 l’ex presidente del Parlamento europeo Martin Schulz.

In Australia per motivi familiari, ovvero per ”un secondo bambino in arrivo avendo già un piccolo che gira per casa”, ha rinunciato alla sua carriera politica Steph Ryan. Eletta quando aveva 28 anni, era la deputata più giovane del Parlamento australiano e la prima donna a essere nominata leader del Victorian Nationals. Ricopriva l’incarico di ministro ombra per l’Acqua, i Trasporti pubblici e la regolamentazione delle strade quando si è dimessa a 38 anni. Sempre in Australia il deputato laburista federale di Perth Tim Hammond ha deciso di dimettersi e di rinunciare alla politica ammettendo di aver sottovalutato l’impatto che la sua carriera istituzionale avrebbe avuto sulla sua famiglia. Nel 2013 Brendon Grylls, deputato di Perth dell’Assemblea legislativa dell’Australia occidentale per il Partito Nazionale d’Australia, ha annunciato la decisione di dimettersi per passare più tempo con i figli, per poter partecipare a più riunioni scolastiche.

Tag

Vedi anche

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *