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Guspini, i familiari del giovane suicida: “Si è sentito condannato da tutti senza nessun processo” – Casteddu On line

I parenti del 28enne che si è tolto la vita dopo l’accusa, social, di essersi denudato davanti a due bambini, parlano in esclusiva su Casteddu Online: “Abbiamo il forte dubbio che non sia lui, rivediamo di continuo la foto di quell’auto blu e non siamo assolutamente convinti”. Si va verso l’apertura di un’inchiesta per istigazione al suicidio, l’avvocato nelle prossime ore depositerà l’istanza

Guardano e riguardano la foto di quell’auto blu con, accanto, il testo scritto sui social dal padre dei due ragazzini: “Abbiamo tanti dubbi, il più forte è che non si tratti di lui”. I familiari del giovane che si è tolto la vita a Guspini parlano, in esclusiva, su Casteddu Online. La sorella e il cognato, dopo una giornata trascorsa tra l’obitorio per definire data e ora del funerale e le prime comunicazioni con il loro avvocato, sono distrutti ma, allo stesso tempo, si mostrano pronti a combattere per quella che definiscono, a volerci andare leggeri, “una ingiustizia”. Quella gogna social, poi mai tradotta in una denuncia reale alle Forze dell’ordine da parte di un padre sicuramente preoccupato ma che, ora, rischia di essere accusato di istigazione al suicidio. I carabinieri della stazione di Villacidro, insieme ai colleghi di Guspini, hanno già girato tutti i documenti utili al caso al tribunale di Cagliari: “E il nostro avvocato presenterà un esposto”, spiegano il cognato e la sorella del ventottenne. “La procura aprirà sicuramente un’inchiesta. Magari, il nostro parente si è caricato sulle spalle il peso di quanto detto sui social e si è sentito colpevole senza nessun processo. Il forte dubbio che non sia lui ce l’abbiamo, la foto della macchina è stata presa da una telecamera nelle vicinanze di via Amendola”, la strada dove sarebbe avvenuta l’esibizione del presunto maniaco. Ma allora, perchè quei messaggi d’addio scritti alla mamma, poco prima di togliersi la vita? “Non lo sappiamo e non li abbiamo letti”, afferma il cognato, “forse si è sentito braccato ingiustamente, qualcuno ha anche messo la sua targa su Facebook”.

La giustizia prenderà le sue decisioni e farà il suo corso. Intanto, c’è una famiglia distrutta dal dolore: “Siamo sconvolti”, dice, singhiozzando, la sorella. “Quei messaggi scritti a nostra madre cosa vorrebbero dire? Niente, forse, si è sentito colpevolizzato, additato come colpevole senza neanche un processo”.




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