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Giorgia Meloni ed Elly Schlein: donne che odiano le donne

E’ la prima Festa della Donna della Storia durante la quale l’Italia vede fronteggiarsi, sul panorama politico, due donne. Due leader. Due persone che con tanta fatica e altrettanti meriti (piacciano o meno) si sono guadagnate un ruolo dominante e decisivo. Giorgia Meloni ed Elly Schlein stanno facendo la storia. O meglio: stanno inaugurando l’era tanto attesa, ovvero quella in cui una donna che detiene un potere politico non è più un’eccezione, non fa più notizia.

Perché il punto è questo: il femminismo contemporaneo, col suo voler imporre con la forza una parità che è invece naturale, non ha fatto altro, fino a questo momento, che inasprire le differenze tra uomo e donna. Tra maschi e femmine. Differenze che da un punto di vista biologico sono innegabili, ma da un punto di vista sociale ed etico sono inesistenti. Con buona pace del retaggio culturale patriarcale che pervade il Paese. Ancora.

Il femminismo moderno e la speculazione sulle donne

Le femministe, oggi, fanno battaglie inutili come quella dell’introdurre termini assurdi tipo ‘ministra’ o ‘sindaca’, quando ‘ministro’ e ‘sindaco’ calzano a pennello anche ad una donna. Battaglie inspiegabili come quella delle quote rosa: perché mai un ente pubblico dovrebbe imporre la presenza di una precisa percentuale di donne se queste, magari, non dimostrano di averne i meriti? Solo perché devono avere le stesse possibilità degli uomini? Ma non è di certo questo il modo giusto. Le possibilità, le opportunità, si guadagnano sul campo.

Uno dei tanti modi per dare davvero possibilità alle donne di raggiungere i propri obiettivi è quello di creare una rete di supporto. Soprattutto per quelle donne che fanno parte di una fascia economica medio-bassa e che, una volta diventate mamme, vedono assottigliarsi le possibilità di dimostrare le proprie capacità e di raggiungere posti di responsabilità, magari rispetto ad un uomo con le sue medesime capacità. O ancora meno. Perché parlare di femminismo quando si ha il conto in banca da nababbi è facile. Altra cosa è parlarne quando si devono far quadrare i conti per arrivare a fine mese.

Giorgia Meloni

Il nostro attuale premier, per esempio, dovrebbe essere motivo di orgoglio per tutto il mondo femminista: una piccola donna che arriva dalle borgate romane, che si è dovuta guadagnare tutto lottando con le unghie e con i denti. In un ambiente prettamente maschile. E che spesso ha anche cavalcato l’onda del populismo – come quasi tutti gli attori politici dell’attuale panorama nazionale – ma senza mai perdere di vista i propri obiettivi. E invece, Giorgia Meloni è attualmente la donna più odiata, osteggiata, denigrata dalle femministe italiane. D’altronde, come diceva qualcuno, “le donne sono le peggiori nemiche delle donne“. E tutto il fango gettato addosso al premier per partito preso, lo dimostra.

Di fronte alle idee politiche estreme c’è chi non riesce a mettere da parte le ideologie e ne fa dei paraocchi, che impediscono di percepire la realtà in maniera apartitica ed obiettiva. Il che non significa apprezzare Giorgia Meloni solo perché è una donna, ma significa che se il premier non mi piace io discuto delle sue scelte politiche, che siano esse sui migranti o sulle tasse, non del suo vestito, della sua pettinatura o della scelta dell’ombretto. Questo è il livello, in effetti, degli attacchi più comuni alla Meloni.

Elly Schlein

Poi è arrivata lei, Elly Schlein. Con il suo conto in banca da amministratore delegato di una grande multinazionale e un pedigree familiare degno di un rampollo di corte, si è presa un Partito democratico che più disastrato non si può e, ancora senza fare quasi nulla, lo ha portato ad avere più consensi del quasi defunto Movimento 5 stelle. Quest’ultimo, ovviamente, si è unito a lei come un naufrago si aggrappa ad una zattera in mezzo all’oceano in tempesta e insieme, da oggi, cercheranno di non affondare negli abissi. Ce la faranno, probabilmente, ma le labili speranze che hanno le devono a questa donna tanto discussa.

Anche in questo caso molti di coloro che avversano la Schlein non hanno altri argomenti se non quelli dell’aspetto fisico o dei suoi modi mascolini. Ma è davvero questo il problema? Per criticare la nuova leader del Pd ci sono ben altri punti a cui appigliarsi: l’ipocrisia radical chic, per esempio. O le lotte anacronistiche contro lo pseudo fascismo, a fronte del silenzo tombale sulla violenza degli anarchici. Insomma: si potrebbe puntare sul solito modus operandi di una certa sinistra che giudica i violenti utilizzando due pesi e due misure, in base al colore politico degli stessi invece che sui reati commessi.

E allora?

E allora basta! Basta perché, se davvero vogliamo la parità, dobbiamo capire che Giorgia Meloni e Elly Schlein devono essere valutate in quanto leader e non in quanto donne. Perché la parità sarà tale quando io, donna, non sentirò più la necessità di scrivere un articolo per ‘spezzare’ la retorica della festa delle donne. Per dire a tutti che bisogna piantarla con questo benaltrismo da quattro soldi. Anzi, vi dirò di più: io oggi sono orgogliosa di questa mia Italia che vede fronteggiarsi due donne. E anche se preferisco una della due, poco importa. E’ meraviglioso vederle entrambe lì, esattamente dove sono.

Allora per la prima volta lo auguro a loro e a tutte noi con cognizione di causa: Buona Festa delle Donne, oggi e sempre!

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