“Giorgia avrà grossi problemi. Ha intorno soltanto gente scombiccherata. La leader Pd è figlia legittima di Bonino, non di Berlinguer: perfetta per l’élite che guarda ai dem”
(DI ANTONELLO CAPORALE – ilfattoquotidiano.it) – “Per Giorgia Meloni i guai sono appena iniziati. E di Elly Schlein si scoprirà presto il bluff. È tutta cipria. Sono due leadership deboli, altro che contesa del nuovo secolo!”.
Franco Cardini, fiore all’occhiello dell’intellighenzia di destra, aveva preconizzato un anno fa gravi accidenti politici per la presidente del Consiglio se la sorte le avesse dato in mano palazzo Chigi.
Nell’amicizia che mi lega a Meloni aggiungo che ha fatto bene a prendere il treno al volo. Nella vita non si sa mai, sono occasioni forse uniche. È che purtroppo la povera Giorgia è costretta a governare con una squadretta di gente un po’ scombiccherata. E si vede.
La presidente del Consiglio ha avuto finora ottima stampa, plauso corale anche al di là dei suoi meriti. Con la strage dei migranti affiora invece una sopravvalutazione delle sue capacità.
È furba e brava. Piace alla gente che piace (o almeno piaceva fino a ieri) perché si è completamente adagiata sotto la coperta americana, nel più completo e – per chi è di destra – demoralizzante destino verso la servitù del Paese che ambisce a nutrire il mondo, a dominarlo secondo le proprie esigenze.
Ha avuto plausi a non finire per la scelta americana.
Il conformismo dilaga, e tutti gli opinion makers che contano hanno seguito il corso delle amicizie importanti. Non sa Giorgia che gli Usa sono il più fiero avversario dell’Unione europea?
L’opposizione invece consacra un’altra donna, Schlein. E anche di lei non sembra entusiasta.
Schlein è figlia legittima di Emma Bonino non di Enrico Berlinguer. È estranea alla storia del Pci e anche a quella dei cattolici democratici.
Professore, perché dice che è un bluff?
Perché guida un partito che non conosce, è fuori da quel mondo ed è connessa funzionalmente ai bisogni dei ceti abbienti.
Profetizza scissioni?
A me Schlein mi pare il nome perfetto della borghesia metropolitana, quell’élite che trova ristoro culturale nei diritti civili e chiede un nuovo e più grande partito radicale.
Schlein giù, Meloni giù.
Basta una idiota scritta antisemita nei pressi di una sinagoga, una carica di polizia, una manganellata fuori luogo, magari un morto innocente e la presidente del Consiglio deve di gran corsa lasciare la poltrona. Corre un rischio grave ed attuale secondo me.
Lei appare complottista.
Assolutamente no. Conosco questo Paese e le condizioni ci sono tutte.
La Meloni appare una formidabile conservatrice. Interclassista, ora democristiana ante litteram. Ha fatto di tutto per scrollarsi di dosso la cipria della destra missina. Ha visto in Rai? Ha chiamato Bruno Vespa, il duracell del giornalismo italiano.
Giorgia sarà stata colpita dalla suggestione della presunta paternità di Vespa, ah ah. (Detto tra me e lei: ma non ha nessuno, chi avrebbe potuto chiamare?).
Qual è il problema più grande della premier?
Un partito inguardabile, una compagnia di giro di secondo e terzo livello. E se anche lei, come Cutro dimostra, scivola sul terreno più insidioso, le bare bianche, il passaggio ai funerali, la lacrimuccia solidale, beh allora…
Allora cosa?
La luna di miele mi pare consumata.
Professore, nell’altro campo la nuova leader attira consensi, conquista simpatie, seduce. Perché a lei non convince?
Aspetti qualche settimana. Il Pd dovrà dire qualcosa sull’Ucraina oppure dovrà continuare a fare da carta copiativa ai dispacci americani? Vedrà il casino.
Dica una cosa bella alla Meloni, almeno a lei.
L’augurio mio è che nelle strade e nelle piazze d’Italia si metta in scena sempre questa stanca liturgia dell’antifascismo. Gli italiani ne hanno così tanto le tasche piene che hanno votato persino Giorgia pur di allontanare questo ronzio dalle orecchie.