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Ecco perché il prezzo del gasolio non si ferma più. Urgente l’intervento del governo

Cosa c’è dietro il caro rifornimenti. Ciò che può fare l’esecutivo per frenare l’escalation dei prezzi alla pompa

(GIACOMO GALEAZZI – lastampa.it) – ROMA. Era stato uno dei cavalli di battaglia nella campagna elettorale della colazione oggi alla guida del Paese. Strappare gli italiani alle fluttuazioni che spingono in alto i prezzi alla pompa. In realtà il caro carburanti sta toccando vette folli. E non necessariamente per effetto della crisi provocata sui mercati dalla guerra russo-ucraina. “I forti rialzi dei listini alla pompa di benzina e gasolio avranno effetti negativi non solo sul pieno, ma anche sui listini al dettaglio di una moltitudine di beni e servizi”,  afferma Consumerismo No Profit, che chiede al governo Meloni nuovi sgravi sulle accise. “Il rialzo della tassazione sui carburanti, unitamente all’aumento dei prezzi industriali di benzina e gasolio, avrà conseguenze pesanti per le famiglie italiane – spiega il presidente Luigi Gabriele – La corsa di benzina e gasolio rischia infatti di innescare rincari a cascata con effetti sui prezzi al dettaglio stimati tra un +0,3% e un +0,6%.

Carburanti più cari vuol dire infatti maggiori costi di trasporto per l’85% della merce venduta nei nostri negozi, ma anche rincari per le tariffe di numerosi servizi. Il rischio concreto quindi è quello di gettare benzina sul fuoco dell’inflazione, già oggi a livelli elevatissimi. Per tale motivo rivolgiamo un appello al governo Meloni affinché si prosegua sulla strada di una riduzione della tassazione, a partire dal taglio delle accise che nei precedenti mesi ha portato ad un effetto calmierante e ad un risparmio per la collettività italiana”, precisa Gabriele.

Accise
Il rincaro dei carburanti ha due cause: l’addio allo stop alle accise e il rialzo dei listini. Il governo Meloni ha  scelto di non confermare il taglio delle accise per questioni di budget, oltre che per scelte politiche, che hanno portato a privilegiare altri interventi. Si tratta, infatti, di un provvedimento costoso: per coprire lo sconto da marzo a dicembre ci sono voluti circa 7 miliardi di euro. Inoltre, va considerato come il prezzo del petrolio sia sceso rispetto ai picchi dell’esecutivo Draghi. “Accise sui carburanti, serve far chiarezza affinché i cittadini non vengano disorientati delle sterili polemiche montate ad arte in questi giorni. Tagliare le accise sulla benzina non è uno spot elettorale”, sostiene Alice Buonguerrieri, deputato di Fratelli d’Italia, che spiega: “La misura di riduzione venne assunta a marzo 2022 a fronte dello sfondamento del tetto dei 2 euro al litro, sul presupposto, condiviso da tutte le forze dell’allora maggioranza e anche da Fratelli d’Italia, di dare una temporalità ridotta alla misura per verificare l’andamento del mercato. Basta andarsi a rivedere le dichiarazioni dell’allora premier Draghi. Nei mesi successivi il prezzo si è sempre mantenuto a livelli alti sfondando a giugno e luglio i 2 euro nonostante il taglio”. “Successivamente – continua – si è registrato un calo che ha portato diverse nazioni che avevano adottato una misura analoga a toglierla, come ad esempio la Germania. Oggi il prezzo, senza tagli, si colloca intorno a 1,8 euro al litro, vale a dire gli stessi valori del marzo 2012, marzo 2013, marzo 2014. Abbiamo dato corso a una scelta già definita a marzo 2022 da chi oggi finge di non saperne nulla”. Il taglio delle accise, in 8 mesi, è costato circa 8 miliardi.

Un miliardo al mese
“Quindi 1 miliardo al mese – riprende il parlamentare di FdI – Se avessimo confermato la misura avremmo dovuto rinunciare al taglio del cuneo fiscale, che ne è costati 4 di miliardi, o agli interventi per imprese, famiglie, sostegno sociale. Il che significa ad esempio che il costo del gas, che oggi è + 23,3% sarebbe stato più 50% e anche più”. “E’ tuttavia chiaro che ci riserviamo ogni scelta, sia sulle misure emergenziali che strutturali. Emergenziali perché se ci dovesse essere un incremento dei costi, diversamente dagli obiettivi collegati al tetto al prezzo del petrolio russo, interverremo. Strutturali perché mancano 4 anni e 10 mesi alla fine della legislatura e per noi il taglio strutturale, non una tantum, delle accise è un obiettivo di legislatura che intendiamo realizzare – conclude Alice Buonguerrieri – Basta dunque con attacchi inutili da parte di chi per dieci anni, stando alla guida del Paese ha deciso di non decidere ignorando il problema delle accise”.

Listini 
La brusca frenata sul taglio delle addizionali di benzina e diesel, riferisce Sky, ha portato i prezzi nuovamente alle stelle. In modalità servito in autostrada il gasolio viaggia verso 2,5 euro al ltr. Le ragioni sono solo in parte legate al conflitto in Ucraina, ma c’entra anche l’aumento di valore del Brent. L’effetto dello stop al taglio delle accise inizia a farsi sentire: i prezzi dei carburanti sono in aumento, sia in modalità self-service che servito. Lo dimostra il picco dei prezzi. Alle conseguenze dell’addio al taglio delle accise si aggiunge il rialzo dei listini di fine 2022, che ha portato a un aumento di circa 2 centesimi al litro. Dal primo gennaio 2023 si è perciò tornati al ripristino delle aliquote precedenti al 21 marzo 2022, il che, evidenzia Sky, si traduce in un incremento di 18,3 centesimi al litro su benzina e diesel e di 3,4 centesimi al litro sul Gpl.

Trend
“Staffetta Quotidiana” ha pubblicato i dati, relativi al 3 gennaio: la benzina self-service è a 1,803 euro/litro (+71 millesimi, compagnie 1,807, pompe bianche 1,791), il diesel a 1,865 euro/litro (+71, compagnie 1,868, pompe bianche 1,855). La benzina in modalità servito è a 1,951 euro/litro (+62, compagnie 1,986, pompe bianche 1,869), il diesel a 2,015 euro/litro (+62, compagnie 2,048, pompe bianche 1,931). Sempre “Staffetta Quotidiana” sottolinea come il Gpl servito sia a 0,791 euro/litro (+11, compagnie 0,801, pompe bianche 0,777), il metano servito a 2,394 euro/kg (+45, compagnie 2,394, pompe bianche 2,395) e il Gnl a 2,443 euro/kg (+102, compagnie 2,483 euro/kg, pompe bianche 2,404 euro/kg).

Cause

Solitamente si attribuiscono le cause dell’aumento dei prezzi della benzina e del gasolio alla guerra in Ucraina. Tuttavia, il costo del carburante era aumentato già prima del 24 febbraio 2022: a determinarlo infatti era stato l’aumento del prezzo del Brent, il petrolio estratto nel Mare del Nord. Dopo alcuni alti e bassi tra il 2021 e il 2022, l’anno in corso potrebbe essere quello della definitiva risalita. La riduzione delle accise sui carburanti è stata introdotta per la prima volta a marzo 2022. Il governo Draghi aveva ridotto le accise sulla benzina da 73 centesimi di euro al litro a 48 centesimi al litro, quelle sul gasolio da 62 centesimi a 37 centesimi al litro e quelle sul Gpl da 27 centesimi a 18 centesimi al chilo, per un periodo limitato, dal 22 marzo al 21 aprile. La misura poi è stata sempre riconfermata fino al 18 novembre 2022. Anche il governo Meloni aveva prorogato la misura fino al 31 dicembre 2022, ma per il mese di dicembre aveva ridotto lo sconto a 15 centesimi al litro (e non più 25) su benzina e gasolio e a 5 centesimi al chilo (e non più 9) sul Gpl.

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