Nelle ultime ore della trattativa furibonda per la composizione della nuova segreteria Pd – con colpi bassi, veti da parte del sempreverde Vincenzo De Luca, rischi di esplosioni generali, poi aggiustamenti dell’ultima ora, con un ruolo molto forte assegnato a Marta Bonafoni, consigliera regionale vicina alla segretaria Elly Schlein, e la possibile clamorosa esclusione di Pina Picierno, l’europarlamentare che era stata il “ticket” di Stefano Bonaccini – Michela Di Biase sta al sicuro.
Per stoppare i retroscena che davano anche lei sulle montagne russe per un posto al sole nel nuovo esecutivo del partito, la settimana scorsa la deputata romana, in forza ad Areadem, ha annunciato che sarebbe rimasta soldata semplice, nel senso di parlamentare: «Non esiste una squadra con tutti attaccanti e nessun centrocampista». La marchiamo quindi a centrocampo. Dove però il Pd sembra un po’ sguarnito.
Il Pnrr rallenta, il rilancio del Paese incardinato con il governo giallorosso e poi il governo Draghi potrebbe fallire, in parte o persino in gran parte: ma oltre chiedere al ministro Fitto di riferire in aula l’opposizione che fa? Fin qui, a parte le dichiarazioni, sembrate affrontare la situazione come un passaggio ordinario.
Non è così. Abbiamo piena consapevolezza di quanto sia grande il rischio che stiamo correndo. L’ipotesi paventata dal capogruppo della Lega alla Camera, e poi ripetuta da altri suoi colleghi, di rinunciare a una parte dei fondi a debito e poi la successiva presa di distanza di Giorgia Meloni, la dice lunga sul livello di improvvisazione a cui ci troviamo davanti. Tanto più che le modifiche introdotte alla governance del piano, e cioè l’accentramento dei poteri a palazzo Chigi, creerà ulteriori ritardi. Nei primi sei mesi di questo governo, invece di concentrarsi sull’attuazione del Pnrr, abbiamo assistito a una valanga di decreti legge inutili e dannosi. Dalle misure contro le Ong che di fatto ostacolano i salvataggi in mare, al dl rave, al decreto Cutro. Tutti provvedimenti farciti da una retorica assurda. Invece di assumersi le loro responsabilità, utilizzano la tecnica dello scaricabarile: la colpa è di chi ha governato prima.
È sicura che il governo precedente non abbia qualche responsabilità?
Il governo Draghi ha rispettato tutte le scadenze del cronoprogramma del Pnrr. Oggi rischiamo di veder sfumare investimenti destinati a tratte ferroviarie e 264.480 nuovi posti negli asili nido.
Ad horas sarà annunciata la nuova segreteria del Pd. Lei non ci sarà: per sua libera scelta?
Sono stata eletta alla camera dei deputati sei mesi fa dopo una lunga esperienza prima in municipio, poi come consigliera al Comune di Roma, e poi alla regione Lazio. Fare bene la parlamentare è un lavoro complesso, fatto anche di studio ed elaborazione. Qui in parlamento sono molti i temi su cui ci sarà la necessità di dare battaglia a questa destra. C’è molto da fare, mi concentrerò su questo.
Quanto c’entra il peso delle correnti nella composizione degli organismi dirigenti, anche nell’era della segretaria Schlein?
Non credo Schlein stia componendo la segreteria con il bilancino. Anzi credo il contrario. Dopodiché trovo ipocrita la discussione sulle correnti. In ogni grande partito, sia di quelli attuali che in quelli del passato, ci sono e c’erano aree di appartenenza. Ce lo ha ricordato di recente Romano Prodi. Quello che danneggia i partiti sono la chiusura dei gruppi dirigenti e le logiche di cooptazione, insomma il correntismo esasperato, non certo una discussione plurale. Un conto sono le aree di pensiero, altro i gruppi di potere a tutela dei propri.
Su questo Schlein promette rinnovamento, ma la capogruppo alla camera Braga, di Areadem (la stessa di Di Biase, ndr) è stata in quattro segreterie precedenti, e il capogruppo al senato Boccia è stato ministro e braccio destro di Letta. Insomma nessuno dei due è precisamente estraneo ai precedenti gruppi dirigenti.
In politica vale quello che vale per le altre professioni: l’esperienza è un valore aggiunto. A maggior ragione se si riveste il ruolo di capogruppo, che è un compito assai complesso. Mi concentrerei di più sulla necessità che abbiamo di innovare il nostro linguaggio, il nostro modo di stare tra le persone ed interpretarne i bisogni.
La segretaria promette una svolta radicale, ma il Pd ha un passato di governo pieno di compromessi e anche al ribasso: non ha cancellato la Bossi-Fini, non ha fatto una legge per le adozioni per gay e single, neanche lo ius soli. Come potreste essere credibili?
Il Pd è assolutamente credibile. Su alcuni temi avremmo potuto essere più uniti e coraggiosi, ma non era facile conciliare posizioni molto diverse presenti nei governi Conte 2 e Draghi. Governi nati, e vale la pena ricordarlo, per fronteggiare la destra e gestire una drammatica crisi dovuta alla pandemia. Non abbiamo mai avuto la maggioranza per governare da soli, né i numeri per attuare a pieno il nostro programma. Abbiamo spesso dovuto mediare le nostre posizioni in governi formati da forze che erano state avversarie alle elezioni.
In ogni caso la annunciata svolta a sinistra di Schlein ha già provocato qualche addio fra le file del Pd, e qualche dubbio sulla permanenza: secondo lei alcuni disimpegni sono inesorabili e ineluttabili, o sono solo fisiologici, piccole scosse di assestamento?
A me sembra che siano arrivate migliaia di persone alle primarie e molti, moltissimi nuovi iscritti. Assistiamo a un desiderio di partecipazione anche alla vita del Pd, e tutto questo ha avuto impulso dall’elezione di Schlein. Quindi quelli che hanno dubbi sulla nuova segretaria, dovrebbero almeno aspettare di vederla alla prova dei fatti. Altrimenti il dubbio è che si tratti di addii preventivi e prevenuti, insomma sulla base di una scelta precedente.
Davvero non vi preoccupa una eventuale fuoriuscita di riformisti?
Mettiamola così: per noi riformista è l’opposto di conservatore, non di radicale. È sbagliato dividere il Pd tra riformisti e radicali. Essere riformisti significa impegnarsi a cambiare le cose con innovazione e coraggio. E il riformismo è un pilastro del Pd.
La vittoria di Schlein vi ha reso fortunatamente, ma fatalmente, competitivi con i Cinque stelle: riuscirete poi ad allearvi?
Quella è la strada. Che inizia in parlamento, dove lavoreremo su quello che ci unisce: salario minimo, giustizia sociale, attenzione alla scuola e sanità pubblica, ambientali per essere al passo con l’Europa che su questi ed altri temi ci chiede uno sforzo maggiore.
Il problema è anche l’altro lato: senza un’alleanza larga, anche al centro, la sinistra non tornerà a vincere. Ma Calenda dice che non si alleerà mai con il Pd di Schlein.
Fare opposizione insieme avvicinerà le nostre posizioni. Ma se non si cambierà la legge elettorale, andare divisi significa far vincere la destra. Come la scorsa volta.
Schlein ogni settimana va in piazza: dai diritti ai contratti degli edili, al sit in per Giulio Regeni. Il Pd di governo cambia natura e diventa Pd di piazza?
Il popolo delle piazze è il nostro popolo. Che il Pd torni in sintonia con i propri elettori è una cosa positiva. Il nostro impegno e le nostre battaglie anche parlamentari saranno coerenti con il sentire di quei cittadini.
Il Pd tende a svicolare da questioni che potrebbero già essere divisive al proprio interno. Come quella della gravidanza per altri. Non si conosce il parere della segretaria. Il suo qual è?
Sono contraria. Ma la gravidanza per altri nel nostro paese è vietata dalla legge 40 del 2004. La destra ha utilizzato strumentalmente questo argomento per colpire i diritti dei bambini. L’interesse del minore e la sua tutela non può essere in alcun modo minata dalla modalità procreativa utilizzata. La Corte Costituzionale ha rivolto un monito al legislatore affinché intervenga rispetto all’attuale situazione, che non tutela gli interessi del bambino. È chiaro che spostare l’attenzione dal riconoscimento dei diritti del minore al modo con cui è venuto al mondo è un atto insensatamente ideologico per affermare che le uniche famiglie legittime sono quelle formate da due genitori eterosessuali. Ma è un pensiero anacronistico. Quanto al Pd, non ha mai proposto di modificare la legge 40. Quello che abbiamo chiesto a gran voce è che tutti i bambini abbiano gli stessi diritti.
Onorevole Di Biase, lei l’altro giorno si è schierata a difesa di una collega di Fdi perseguitata da un gossip sessista. Entrambe siete state elette in una legislatura che ha premier e una segretaria. Per lei vanno in archivio i tempi in cui la chiamavano Lady Franceschini, o no?
Speriamo, ma la strada è ancora lunga. Spero che sia finito il tempo in cui le donne vengono descritte e identificate con l’uomo che hanno accanto invece che con la loro storia. Non solo per me.
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