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Dai campi profughi ai mondiali di basket: la storia della nazionale del Sud Sudan

Nascere in Sud Sudan e qualificarsi per i mondiali di basket. Vivere nello Stato più povero del mondo, devastato dalla guerra civile, dove la metà dei giocatori è nata nei campi profughi, dove non esiste un palasport, non costituisce il prerequisito migliore per arrivare nell’olimpo dello sport.

Eppure. La storia della nazionale di basket del Sud Sudan è un’impresa sportiva di valore assoluto, una vicenda che supera i confini dello sport.

Alla base di questa eccezione c’è un atleta, Luol Deng. Deng nasce a Waw nel 1985. Anni drammatici per il Sudan, dal 1983 infiammato da una sanguinosa guerra civile che porterà a quasi 2 milioni di morti e a 4 milioni di profughi. Il padre Aldo è Ministro dei Trasporti e Luol è ultimo di nove figli. A tre anni la famiglia esce dal paese e ripara in Egitto. Aldo Deng viene arrestato e trascorre tre mesi in carcere. Luol ricorda gli anni in Egitto come un periodo devastante della sua esistenza. «Vivevamo in tre stanze tutti insieme, c’erano paura e nostalgia, ci facevamo forza l’un l’altro». È in Egitto che muove i primi passi nel mondo del basket grazie ad un mentore speciale, Washington Bullets, Golden State Warriors e Philadelphia 76ers Manute Bol, di etnia Dinka come Deng.

Nel 1993 il padre Aldo riesce ad ottenere per la famiglia l’asilo politico. I Deng si trasferiscono a Londra e Luol inizia a giocare seriamente in Gran Bretagna prima di approdare in NBA dove giocherà per quindici stagioni senza dimenticare mai i suoi esordi e quella terra martoriata dalla guerra civile da cui proviene. Un luogo dove alle nuove generazioni sono in pochi ad offrire prospettive di futuro.

È così che nel 2019 Luol Deng decide di cambiare le cose all’interno della Federazione di Pallacanestro nel Sud del Sudan: gira per i villaggi recluta giocatori, forma la squadra, convince giocatori che già militavano sotto le insegne del paese in cui erano profughi a entrare nella nazionale del Sud Sudan. Impresa non scontata in un Paese in cui il 94% della popolazione vive nei villaggi e c’è tutta una nuova generazione che vive al di fuori dei confini, nei campi profughi. Dal 2013 al 2020 infatti nessun giocatore della nazionale ha vissuto nel Sudan del Sud a causa della guerra civile.La squadra non può giocare in Sud Sudan perchè non esiste un palasport e la maggior parte dei giocatori non aveva mai visto la capitale Giuba. Così Deng nel 2022 finanzia di tasca propria un viaggio per la squadra nella capitale Giuba. Ad attenderli all’aeroporto 7000 mila persone che li accolgono come eroi nazionali.

La nazionale maschile di basket del Sud Sudan il 24 febbraio batte per la prima volta nella storia il Senegal e con 9 vittorie su 10 partite hanno ottenuto la qualificazione ai prossimi Mondiali. E in panchina, al posto dell’allenatore designato Royal Ivey, ex giocatore NBA, oggi assistente ai Brooklyn Nets (che però non ha ottenuto di essere liberato per l’ultima partita), c’è sempre lui, Luol Deng. Ora le stelle del basket sud sudanese giocheranno ai mondiali di basket che saranno ad agosto tra Giappone, Filippine e Indonesia. È la prima squadra africana a riuscirci al primo tentativo.

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