cosa-insegna-alla-rai-la-marcia-indietro-della-bbc-su lineker

Cosa insegna alla Rai la marcia indietro della Bbc su Lineker

La parola chiave della vicenda di Gary Lineker, il più popolare e pagato  commentatore sportivo  della Bbc, è “climbdown”, ovvero “marcia indietro”.

I tempestosi ultimi tre giorni di Gary Lineker prima sospeso dopo la pubblicazione di un tweet molto critico sulla politica del governo conservatore riguardo l’immigrazione, poi riammesso al lavoro, è particolarmente interessante anche in Italia.

Non foss’altro perché la Bbc viene presa costantemente a modello del migliore servizio pubblico radiotelevisivo.

Il fine settimana inglese è stato rovente sotto ogni punto di vista: tutti i commentatori dello sport della Bbc si sono astenuti dal lavoro lasciando i match della domenica senza telecronaca.

Sino a che il direttore generale Tim Davie, intervistato da un autorevole giornalista della Bbc, ha annunciato di aver fatto marcia indietro reintegrando lo stesso Gary Lineker.

A colpire di più è il tono e le domande di almeno un paio di interviste in cui il dg è stato messo sotto pressione dagli stessi giornalisti della Bbc.

Nell’intervista all’esperto di media David Sillito pubblicato sul sito di Bbc News non mancano domande come «Nel giro di 3 giorni lei si è contraddetto» – oppure – «Lei ha detto che l’imparzialità è cruciale per la Bbc, ma così lei dimostra di aver sbagliato?»; «Come ha fatto a essere così fuori fuoco rispetto alla Bbc, la stessa azienda che lei dirige?» «Come ha fatto a non prevedere ciò il caos che si sarebbe prodotto?» (la sospensione di tutte le attività giornalistiche sportive) e ancora a entrare nel merito delle accuse che da varie parti vengono rivolte al dg di essere legato agli ambienti conservatori e di essere stato molti anni fa persino candidato alle elezioni per i Tory’s: «Come farà a ristabilire l’integrità dell’imparzialità della Bbc con il pubblico che ora conosce le sue strette relazione con l’ex primo ministro Boris Johnson?».

Ma è l’ultima domanda quella che dimostra più di ogni altra come gli anticorpi alla “political pressure” della Bbc si siano non solo attivati ma che hanno tutta la legittimità che consentono e chiedono ai propri giornalisti di non guardare in faccia a nessuno e esercitare l’aspra critica nei confronti dei propri stessi dirigenti: «Insomma, direttore generale, lei venerdì scorso ha fatto un errore catastrofico».

Le risposte di Tim Davie, tutte improntate a smussare i toni, e la stessa decisione di rivedere le linee guida per garantire l’indipendenza e imparzialità servono a prendere tempo e a raffreddare la polemica.

Resta l’interesse nel vedere come la stessa Bbc, il servizio pubblico radiotelevisivo per antonomasia, abbia reagito: le decisioni prese e poi revocate, la critica, pur composta dei suoi giornalisti contro.  Il management esposto come prova della propria indipendenza e infine fa la stessa decisione del governo di commentare, a proposito delle voci di possibili dimissioni da parte del direttore generale, con un laconico comunicato: «La decisione sul direttore generale della Bbc spetta agli stessi membri del board della Bbc che lo hanno eletto».

Comunque si concluderà dopo la revisione delle  linee guida sull’imparzialità, questa vicenda resta paradigmatica dell’enorme sensibilità sull’imparzialità e la distanza dalla politica che la Bbc rivendica come proprio capitale di credibilità nei confronti dei suoi spettatori e dell’opinione pubblica internazionale al punto di saper innescare un dibattito pubblico persino crudo nei confronti delle decisioni dei suoi stessi dirigenti.

© Riproduzione riservata

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *