Brutta novità sui Corsi di Laurea in Infermieristica: al Sud la formazione va più a rilento che al Nord. E’ tutto da ricostruire?
Nell’appuntamento di ieri proposto da alcuni Ordini delle Professioni Infermieristiche della Puglia in quel di Bari è emersa una realtà che oramai è sotto gli occhi di tutti da diversi anni. La formazione universitaria nel Corso di Laurea in Infermieristica è suddivisa in una tronconi: meglio al Nord, peggio al Sud, al Centro e nelle Isole Maggiori.
Il caso.
Insomma, stando a quello che è emerso tra le righe delle varie relazioni, i neo-Infermieri formati nel Meridione e nelle università meno blasonate, alla fine dei tre anni ricevano un bagaglio culturale sufficiente per praticare la professione, ma che prevede poi un recupero successivo delle conoscenze che si manifesta soprattutto quando dal Sud (ma anche dalle Isole Maggiori e dal Centro) ci si trasferisce al Nord o all’estero per lavorare. E sì perché si formano tantissimi colleghi nelle università meridionali che poi non trovano lavoro in loco e sono costretti a fare concorsi o a inviare curricula per assunzioni nel Settentrione o, come spesso accade da qualche anno a questa parte, all’Estero, con particolare predilezione per l’Inghilterra, la Germania, la Svizzera, il Belgio e la Spagna.
Ma ci sono anche casi di talenti.
Ovviamente non si può fare di tutta l’erba un fascio, perché vi sono discenti che superano anche al Su, al Centro e nelle Isole Maggiori i risultati formativi medi attesi. E qualche esempio si è visto anche in sala l’altro pomeriggio a Bari.
Non solo Triennale.
Ovviamente le carenze formative non riguardano solo la cosiddetta Laure Triennale, ma anche la Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche, i Dottorati di ricerca e i Corsi di alta specializzazione, che nel Meridione farebbero acqua da tutte le parti.
Il monito di Mastrillo: puntiamo su una offerta formativa di maggiore qualità.
Dall’intervista ad Angelo Mastrillo, Docente dell’Università di Bologna e profondo conoscitore della materia, è emerso anche un altro dato, ovvero che c’è meno attrattività da parte del CDL in Infermieristica al Nord, mentre ce n’è di più al Sud. Purtroppo, però, la situazione contingente attuale e la crisi economica post-Pandemica stanno scoraggiano molti possibili futuri Infermieri e tentare la preselezione nelle università del Nord. Se non ci sono soldi non si può studiare. Chi vorrebbe farlo non può farlo, chi può farlo evita di farlo perché la professione non interessa più ai più giovani. Per cambiare rotta bisognerebbe pensare ad una Università tutta nuova, fatta di formazione d’eccellenza e soprattutto gestita da Docenti Infermieri (mancano Tutor e Med45 ovunque al Sud, mentre i CDL continuano ad essere gestiti da Medici e altre figure non infermieristiche).
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