La pubblica amministrazione, depauperata da un decennio di blocco del turnover e ora alle prese con la gestione del Recovery plan, si rinnova con sempre maggiore difficoltà. Perché il fabbisogno di personale è elevatissimo e trasversale, ma da un lato le condizioni offerte non consentono di far concorrenza al settore privato nell’attrarre talenti, dall’altro si fa invece sentire la concorrenza interna tra un’amministrazione e l’altra per i profili più difficili da reperire. Molti candidati infatti tentano più di un concorso e dopo averli vinti scelgono il posto maggiormente gradito e a tempo indeterminato lasciando a bocca asciutta gli altri enti. È il quadro che emerge dal rapporto 2022 di Formez pa, organismo in house che fa capo al Dipartimento della Funzione Pubblica e ad altre amministrazioni associate.
Sconfortante soprattutto l’esito dei bandi per il reclutamento di personale per la realizzazione degli interventi del Pnrr: come è noto prevedono l’assunzione con contratto a tempo determinato, con il risultato che “spesso i vincitori di questi concorsi hanno rinunciato all’assunzione in quanto vincitori di altri concorsi con contratto di lavoro stabile“. Ilfattoquotidiano.it aveva raccontato che è andata esattamente così con il concorso Coesione Sud per 2.800 posizioni a tempo determinato, e il report conferma: “Non ha permesso di coprire tutti i posti per i profili ricercati, nonostante le sedi di lavoro fossero quasi esclusivamente dislocate nelle regioni del Mezzogiorno”. Sono rimasti vacanti ben 722 posti per il profilo “Esperto in gestione, rendicontazione e controllo” e 1.245 per “Esperto tecnico” (ingegneri e architetti). Non solo: “Dopo le assegnazioni delle sedi di lavoro le rinunce al posto sono state complessivamente 374; oltre la metà (55,6%), al momento della rinuncia, risultava essere vincitore di altri bandi che nell’80% dei casi assicuravano una assunzione a tempo indeterminato“.
Del resto, tra i candidati risultati idonei ai bandi del 2021 e 2022, il 17% è risultato idoneo a 2 concorsi, il 6% a 3 e oltre il 3% a più di tre concorsi. Il presidente del Formez, l’ex ministro della Cultura Alberto Bonisoli, ha anche sottolineato che ci sono forti asimmetrie territoriali. Nel concorso Giustizia per l’assunzione a tempo determinato di 8.171 addetti all’ufficio del processo per esempio il tasso di copertura è stato del 153% al Sud mentre al Nord si è fermato al 74,6% (al 57% nella città di Trieste).
In generale, per profili altamente specialistici come quelli di ingegnere, architetto, informatico e statistico l’amministrazione non riesce a coprire i posti disponibili. Nel 2021 e 2022 sono state chiuse 10 procedure concorsuali per l’assunzione di 867 unità di personale con profilo professionale “Statistico informatico” e “solo il 40% dei concorsi ha raggiunto la piena copertura dei posti e, nel complesso, i posti coperti sono stati il 62% del totale disponibile”. Oltre il 70% dei candidati per i profili tecnici, statistici, informatici, ingegneri e architetti non si è presentata il giorno delle prove.
Emblematico il caso del concorso bandito nel 2021 dalla Presidenza del Consiglio per l’assunzione a tempo determinato (3 anni) di 500 esperti da impiegare nella realizzazione del Pnrr. I profili ricercati erano economico, giuridico, informatico, statistico-matematico, ingegneristico, ingegneristico-gestionale, da assegnare in parte al Mef e in parte alle altre amministrazioni centrali. I posti sono stati tutti coperti e sono stati messi a disposizione delle amministrazioni centrali anche oltre 800 idonei. Ma dopo le assegnazioni delle sedi di lavoro, a giugno 2022, “le rinunce degli idonei sono state poco meno di 400 e anche in questo caso poco meno della metà dei rinunciatari risultava essere vincitrice di altri bandi”. A rinunciare sono stati soprattutto gli informatici e i profili statistici ed economici. Morale: “Nonostante il buon risultato del concorso, che ha permesso la copertura totale dei posti, l’alto livello delle rinunce ha determinato delle carenze di personale per alcuni profili”.
Le principali ragioni secondo Bonisoli sono da ricercarsi nelle retribuzioni, con il settore privato che per questi profili è spesso più attrattivo di quello pubblico, e nella dinamica demografica, perché il numero di nati per anno nel 1990 è poco più della metà dei nati nel 1960. Con questa competizione per accaparrarsi le qualifiche più difficili da trovare – spiega Bonisoli – i concorsi andrebbero “tradotti” in modo che siano più comprensibili, andrebbero trovate nuove forme di pubblicità (i giovani non leggono i giornali, ha sottolineato) e ipotizzato anche un nuovo sistema di selezione che ad esempio tralasci la parte giuridica in favore degli ingegneri.
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