Questo articolo è pubblicato sul numero 8 di Vanity Fair in edicola fino al 21 febbraio 2023
La settimana scorsa, Sabrina, una lettrice che vive a Roma, 45 anni, sposata con due figli, mi ha scritto questa email.
Caro direttore, anche se in cuor mio l’ho sempre saputo, ora ho la certezza che il mio secondo figlio sia gay. Non ha ancora 14 anni. È molto femminile e direi asessuato. Lui mi sembra sereno. Ma sebbene in famiglia sia sempre stato chiaro che non ci fosse alcun problema in merito, di questo argomento non parla facilmente. Non capisco come si senta rispetto al suo corpo. Ultimamente, mi ha chiesto di potersi depilare le gambe. Non so bene cosa sia meglio fare e non capisco mai quanto io debba intervenire e quanto invece lasciar andare tutto naturalmente.
Mentre scrivo questo editoriale, il Festival di Sanremo è finito da due giorni. Quando lo leggerete, la kermesse farà già parte del passato. Di quello che è successo sul palco dell’Ariston e intorno a esso, voglio però portare con me una sola cosa: i baci. E non pensate solo al bacio di Rosa Chemical a Fedez. Parlo di tutti gli altri baci dimenticati. Il bacio tenero di Gianni Morandi alla moglie Anna Dan alla quale ha scritto «Ti sposerei altre 100 volte». Il bacio combattente di Drusilla all’attivista Pegah Moshir Pouh o quello di sorellanza di Elodie a BigMama. Il bacio innamorato dei Coma Cose. Nei baci di Sanremo non c’era solo la «propaganda gender», come certi continuano a sostenere. C’era l’amore eterosessuale e c’era l’amore che si crea tra chi combatte per le stesse sacrosante e importanti battaglie. Nei baci di Sanremo c’era l’amore. Punto. E l’amore non è solo quello tra un uomo e una donna come non è solo quello tra un uomo e un uomo o una donna e una donna. Il problema con l’amore, poi, non è chi dà i baci, ma chi li giudica. Soprattutto chi si sente minacciato dai baci. Chi propone un solo genere, un solo tipo di sessualità, un solo modello di baci e di amore. Ma l’amore e i baci sono liberi e non si possono mettere in una gabbia. L’amore e i baci, soprattutto, indicano strade. La strada delle storie che resistono al tempo, come quella di Gianni Morandi e di Anna Dan. La strada delle avventure che finiscono e poi, a volte, ricominciano, come quella dei Coma Cose. La strada della solidarietà femminile, come quella tra Drusilla e Pegah Moshir Pouh e tra Elodie e BigMama. O, ancora, la strada di tutti gli altri amori e baci possibili, plausibili e rispettabili, come quello tra Rosa Chemical e Fedez. I baci, tutti i baci, sono anche la risposta alla mail di Sabrina: c’è amore per tutti. E non sarà mai perfetto, né solo bellissimo, né solo bruttissimo. Sarà amore. Perché il problema non sono mai i baci o l’amore. Il problema è chi ha paura dei baci. Chi ha paura dell’amore.
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