Chi ha visto la serie francese Dix pour cent (Chiami il mio agente!), sa bene di cosa stiamo parlando. Ecco perché l’arrivo di Call my agent – Italia (su Sky e NOW dal 20 gennaio) è attesissimo e carico di aspettative.
Il gioiellino seriale made in Paris ha collezionato star del calibro di Juliette Binoche e Jean Reno per raccontare i retroscena surreali dello showbusiness, tra capricci, vizi e tanti privilegi. Si sono presi tutti in giro con autoironia e hanno conquistato il pubblico di tutto il mondo. E la versione tricolore promette di essere all’altezza della serie-madre e sfodera l’artiglieria pesante, ingaggiando Paola Cortellesi, Paolo Sorrentino, Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi e molti altri artisti nostrani per dimostrare che sì, anche qui le celebrity riescono a ridere di se stesse e scendere dal piedistallo su cui gli spettatori le hanno poste.
Il progetto in sei puntate – di cui è già in fase di scrittura la seconda stagione – è stato raccontato a Roma alla presenza del cast quasi al completo, del regista Luca Ribuoli e della sceneggiatrice Lisa Nur Sultan.
Il poker di agenti dei vip della CMA è interpretato da Michele Di Mauro (Vittorio), Sara Drago (Lea), Maurizio Lastrico (Gabriele) e Marzia Ubaldi (Elvira). Attorno a loro ruotano gli assistenti Camilla (Paola Buratto), Pierpaolo (Francesco Russo) e Monica (Sara Lazzaro), la centralinista Sofia (Kaze) e una sedicente attrice, Luana (Emanuela Fanelli).
«Abbiamo creato un cortocircuito da realtà e finzione – spiega il regista – nella città del cinema per eccellenza, Roma, e per ricordare che anche in Italia lo starsystem c’è. Per farlo ci siamo staccati dalla serie francese ma rispettandola» (attualmente è disponibile su Netflix). Gli fa eco la sceneggiatrice: «Abbiamo lavorato con una certa incoscienza ma ci siamo divertiti in questo universo ipercitazionista e con la satira di costume. Il fulcro del racconto, comunque, resta il posto di lavoro che diventa una famiglia ma dà anche la possibilità di dar vita a successi e carriere, con un potere concreto sulla vita degli attori». Con una novità tutta italiana, «le scene post-credit tra realtà e puro divertissement».
Elvira è l’agente di maggior esperienza nella CMA, che lavora dai tempi in cui chi faceva questo mestiere veniva chiamato impresario. Ma non è stato facile convincere Marzia Ubaldi a prestarle il volto: «Il mio primo istinto è sempre quello di dire di no, ma l’idea mi sembrava bellissima e avevo già lavorato con Luca, un pazzo creativo, quindi ho accettato e mi sono sentita in una botte di ferro. Sai, sono la vecchietta del gruppo e mi hanno trattato tutti con gentilezza, mi curano, hanno paura che crolli. Anzi, a dirla tutta, ho pure preso il Covid mentre stavamo girando. Spero non ricapiti».
Sara Drago deve confrontarsi con Camille Cottin, che nell’originale ha fatto scintille (e lo sa bene) nel ruolo dell’agente tosta, preparata e senza peli sulla lingua: «Per me questa è stata la prima esperienza importante davanti alla telecamera e il secondo giorno di ciak mi sono ritrovata a girare con Favino. Insomma ero intimidita perché la Cottin è partita dalla serie ed è arrivata alle stelle. Ma ho messo su la mia “modalità brianzola” e mi sono data da fare».
A Maurizio Lastrico, invece, spetta la parte del tenerone, che con i suoi artisti fa il confidente, l’amico e la spalla su cui piangere: «Sono quasi bulimico – confessa – nel riempire la mia agenda d’impegni quindi per una volta è bello potersi dedicare a lungo allo stesso personaggio».
Michele Di Mauro interpreta Vittorio, che non ci pensa proprio invece a fare da balia ai suoi assistiti, anzi è famoso proprio per l’istinto da squalo: «Il suo è un mondo complesso, di un avvocato che diventa agente, un professionista serio e complicato ma anche un marito e padre».
Accanto a questi quattro soci nell’agenzia in Call my agent – Italia lavorano le giovani leve, alcune delle quali sono alle prime armi anche nella realtà. Come Paola Buratto (Camilla): «Questa è la mia prima esperienza e mi ritengo fortunata. Sono acerba come il personaggio ma mi hanno dato tutti una mano. Vengo da Udine e questo mondo del cinema lo potevo vedere solo nei sogni e invece mi sono ritrovata a viverlo». Anche Kaze concorda: «Qui mi sono sentita me stessa, anche se dopo il primo provino con il regista sono tornata a casa e gli ho mandato bestemmie di cui non avete idea». Si sono chiariti, ovviamente, e lei ha ottenuto la parte.
Sara Lazzaro, invece, non è certo alle prime armi, anzi (l’abbiamo vista anche nei panni della moglie di Luca Argentero in DOC), eppure l’emozione resta, anche se mescolata all’orgoglio di un progetto di questo calibro: «La serie francese ci ha dato la ricetta e noi siamo gli ingredienti, ma l’abbiamo presa e resa italiana. Da fan dell’originale mi sentiva intimidita ma ho affrontato la sfida di prendere quell’immagine e farla mia».
A chiudere il cerchio ci pensa Emanuela Fanelli, che mette in scena il suo peggior incubo, «l’attrice mitomane: Luana ha una grande considerazione di sé e del proprio talento e sfoga su Elvira le sue frustrazioni. Dal canto mio, mi sono ritrovata a recitare con Paola Cortellesi e Corrado Guzzanti, volevo assolutamente essere all’altezza, ma mi è servita anche come autoanalisi. Fa bene scherzare e prendere in giro la categoria, me compresa».
Altre storie di Vanity Fair che ti possono interessare:
La casa di carta, la seconda vita di Berlino