Da qualche anno, purtroppo, Bologna ha cominciato a popolarsi di turisti (ai quali è dedicato il mio prossimo libro in uscita, credo a giugno) che, quando raggiungono la città a bordo di scrausi voli Ryanair, appena atterrati non vedono l’ora di mangiare la pizza di Altero, osservare il Nettuno dalla pietra nera, aprire la finestrella di Via Piella e guardare le frecce in Strada Maggiore.
Non essendoci molto da vedere, almeno possono compensare il loro deambulare a vuoto con il cibo e non è difficile trovare locali che servono taglieri di salumi, formaggi, crescentine e tigelle. Bologna nel 2023 è questa roba qui, poi certo, c’è anche l’Università, ma quella è per i villeggianti non per i turisti plumoni, tipo quelli che decidono di fermarsi una notte between Venice and Florence, città turistiche sul serio, addirittura conosciute in tutto il mondo. Bologna no, non la conoscono in tutto il mondo, facciamocene una ragione, come credo sia necessario farsi una ragione del fatto che a breve aprirà una locanda di Starbucks in Via D’Azeglio.
Cari bolognesi, vi piace il turismo? E allora beccatevi Starbucks e bona lè con la solita litania del “Soccia oh, Bologna non è più quella di una volta. Una volta sì che si stava bene a Bologna, soccia”. Certo che si stava bene, una volta avevate vent’anni, stavate bene sì cari compagni, cittadini, patrioti partigiani. Eravate più giovani, eravate più belli e più in forma di adesso, pieni di speranze senza senso, certo che stavate meglio, ma cari modestissimi concittadini, non credete che i tempi siano ormai maturi per farvi da parte e cominciare a gestire meglio questi “gloriosi” anni di #finevita? Non credete che l’apertura di questo negozio sia solo un pretesto per lamentarvi a raglio, solo per evitare un po’ di sana introspezione? Pensateci, magari non ci avete mai pensato. E che Altero vi protegga.
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