“Ha avuto una delle sue crisi e purtroppo o per fortuna non l’ha superata”
Redazione — 5 Gennaio 2023
Il piccolo Simba non ce l’ha fatta, è stato stroncato da una crisi respiratoria ed è morto tra le braccia dell’assistente sociale che anni fa lo aveva salvato. Il bambino, a cui era stato affidato il nome del figlio del Re Leone per la forza e il coraggio con i quali stava combattendo da tempo, si è spento all’età di tre anni e mezzo.
Nato in una baracca, Simba era stato abbandonato a 4 mesi dalla madre tossicodipendente che lo aveva portato in ospedale in seguito a una grave crisi respiratoria. Secondo quanto accertato poco dopo dai medici, la donna gli aveva trasferito sostanze stupefacenti allattandolo al seno. Per il piccolo è iniziato un lungo calvario fatto di crisi d’astinenza che gli hanno causato danni neurologici e crisi epilettiche. Ha subito due tracheotomie per essere alimentato. Non vedeva e non sentiva bene.
In questi anni il piccolo è stato assistito alla Casa di Matteo di Napoli, struttura che si occupa di assistere i bambini disabili gravi abbandonati o che i genitori non riescono ad assistere da soli e che attribuisce ai suoi piccoli ospiti i nomi dei cartoni animati. Grazie alla sua storia che ha commosso migliaia di persone, il fratellino è stato adottato, salvandosi in tempo.
I funerali sono stati celebrati oggi, 5 gennaio, presso la parrocchia dell’Addolorata in via Pigna, a Napoli. A seguire la vicenda del bambino fin dagli inizi è stato Luca Trapanese, assessore al Welfare del Comune di Napoli e fondatore della Casa di Matteo. “Simba è morto sereno ed amato nella casa che lo ha accolto dalla nascita” spiega in un post su Facebook, aggiungendo che il piccolo “ha avuto una delle sue crisi e purtroppo o per fortuna non l’ha superata“.
Trapanese racconta che il bambino si è spento tra le braccia dell’assistente sociale che lo ha allontanato dalla baracca in cui era nato, scegliendo di accompagnarlo anche in questo momento importante. La morte di Simba ha addolorato la comunità della Casa di Matteo, guidata da Marco Caramanna e divenuta nota dopo la storia di Elsa, la bimba invisibile con arti spezzati, spina dorsale deformata, cresciuta a latte e biscotti.
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